di Gabriella Bianchi (agi.it, 23 febbraio 2025)
Il tono enfatico, la postura tendente all’inchino, il corposo elenco esibito come un dono prezioso. Peccato che, secondo quanto si poteva leggere fino a qualche giorno fa, l’elenco di firme a sostengo di una petizione on line per dissociarsi dalle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella rispecchi e rispetti gli stereotipi più diffusi sui dossier italiani.
Più che una medaglia da appuntarsi al petto, Vincenzo Lorusso, giornalista per l’agenzia di stampa International Reporters, ha consegnato involontariamente una patacca [a Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov – N.d.C.]. Statisticamente è possibile che tra le diecimila firme ci siano fervidi sostenitori della versione russa e accesi contestatori del presidente Mattarella (in Italia è lecito, entro i limiti della decenza), ma è assai più probabile che per arrivarci sia indispensabile conteggiare anche il sostegno di “Ciolanka Sbilenka, Vagina Quasinova e Galina Kocilova”.
Nomi dalla chiara etimologia russa, reminiscenza di antiche barzellette-indovinello in voga alle scuole elementari un trentennio fa, rielaborati in chiave informatica attraverso un bot che ha generato migliaia di firme false per sostenere la giusta causa: rifilare una patacca al Lorusso (nomen omen) e difendere l’onore italiano all’italico modo, all’insaputa del promotore della petizione. Peccato che Lorusso abbia disabilitato la possibilità di leggere l’elenco dei firmatari, ma nell’era social – tra utenti dallo screenshot sempre in canna e la copia cache facilmente rintracciabile – la protezione dell’elenco è andata in malora e sui social si moltiplicano ritagli di pagine Web dov’è possibile rintracciare i sostenitori fake che ne hanno preso d’assalto i propositi.