La follia di Donald Trump

Ph. Allison Dinner – Epa

di Christian Rocca (linkiesta.it, 6 febbraio 2025)

Ricordo i sorrisini indulgenti quando scrivevo che Donald «Trump è la tragedia più grande mai capitata alla America dall’11 settembre 2001», frase che oggi emenderei aggiungendo «in realtà anche da Pearl Harbor». Me li ricordo perfettamente quei sorrisini quando insistevo, articolo dopo articolo, sulla definizione «Trump è il primo presidente antiamericano della storia degli Stati Uniti».

I sorrisini sono diventati ghigni gelidi e preoccupati, ora che anche i più fessi hanno capito con chi abbiamo a che fare, perlomeno dopo l’ultima ideona di trasformare Gaza in una nuova Las Vegas, ridente e prosperosa, con la nuova cosca vincente che sostituisce quella sconfitta, ma previa deportazione di due milioni di palestinesi. Vogliamo fare l’elenco delle iniziative internazionali di Trump in queste prime due settimane di presidenza?
Cominciano con la decisione di volersi annettere il Canada, che intanto minaccia con tariffe e dazi che nemmeno ai suoi nemici. Vuole prendersi manu militari il Canale di Panama. Rinomina “Golfo d’America” il Golfo del Messico, con relative ritorsioni economiche, e non solo, al Messico. Pretende di occupare la Groenlandia, e ora anche Gaza. Per il momento è tutto, anche se non è ancora finita, ma è certamente un ottimo inizio per il cosiddetto presidente “pacifista”, come lo hanno elogiato gli imbecilli di destra e sinistra di qua e di là dell’Oceano, complici e utili idioti del nuovo padrone del mondo.
Non sto qui a rifare l’elenco dei grotteschi aspiranti protagonisti de La Zanzara di Cruciani dotati di codici nucleari nominati nei posti di potere di quella che un tempo chiamavamo America, né a ricordare le scelte disumane nei confronti di americani al cento per cento come lo erano i nostri avi quando emigrarono nella “terra promessa” in cerca dell’American Dream. Non perdo nemmeno tempo a raccontare per l’ennesima volta la grazia ai golpisti del 6 gennaio 2021, né i licenziamenti in tronco nel settore pubblico, né la persecuzione degli avversari politici, né la cancellazione del programma globale di aiuti democratici UsAid e di tutto quello che un tempo si chiamava con orgoglio Soft Power o Smart Power americano, e ora è diventato shit power trumpiano.
Non c’è neanche bisogno di fare cenno alla mega truffa che Trump ha appena rifilato a milioni di americani vendendogli la sua finta moneta digitale, né come ai «neo-feudatari» digitali, come li ha splendidamente definiti Sergio Mattarella ieri in Francia, abbia concesso, dietro lauto compenso, un posto in prima fila nel governo, per controllare ancora di più le vite degli altri e per fare e disfare sempre e ancora più di prima.
Non stiamo assistendo all’applicazione della “teoria del matto”, escogitata da Richard Nixon (finì benissimo, peraltro) per spaventare gli interlocutori a piegarsi alle sue richieste. Magari. Trump è matto sul serio, clinicamente matto, non ha bisogno di fingere. Per questo gli riesce benissimo tutto quello che sta facendo in questo momento, compresi i deliri sui resort nella Striscia. Trump spaventa solo gli amici dell’America, e semmai delizia gli avversari del mondo libero.
Russia e Cina non hanno smesso un minuto di brindare da quando Trump è stato eletto, perché ora sono più che legittimati a prendersi l’Ucraina, la Georgia, la Moldavia, e il resto dell’Europa, o Taiwan, visto che il Paese architrave dell’Occidente pretende di fare lo stesso con Canada, Groenlandia, Panama e Gaza. Demolendo nel processo di esecuzione di questo piano grottesco il reticolo di alleanze occidentali che il genio americano aveva ideato ottant’anni fa per governare il mondo.
Trump va fermato. Andava fermato con gli schiavettoni quando trafficava con la Russia per battere Hillary, e poi quando ha ordito il fallito colpo di Stato. Ora che è il presidente (antiamericano) degli Stati Uniti va trovato un modo per fermarlo e va fatto prima che sia troppo tardi, prima che smantelli la Nato e disintegri l’Europa. Andrebbe fermato con il Comma 4 del Venticinquesimo emendamento della Costituzione, quello previsto nel caso in cui il presidente non è in grado di esercitare i poteri e i doveri del suo ufficio; insomma, quando il presidente è uscito fuori di cotenna.
Servirebbe l’ingegno americano, servirebbe l’America che fa l’America, non quella che rinnega la sua missione civilizzatrice. Servirebbe lo spirito ottimista che ha fatto grande quel Paese, ma oggi la mente americana è annebbiata dall’incubo trumpiano.

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