Il Duce millennial, gli attori antifa e la pretesa della tv pedagogica

di Assia Neumann Dayan (linkiesta.it, 10 gennaio 2025)

Dopo aver scoperto di essere un’abbonata in prima fila Sky e che nonostante questo non riesco a vedere il canale dedicato a Mission Impossible, sperando fortissimamente che Starlink ci compri tutti e si rivenda i miei dati in cambio di un’antenna, ho visto le prime due puntate di M. Il figlio del secolo con lo stesso approccio che aveva Tom Cruise verso le microbombe nel cervello nell’episodio numero tre. Addio Philip Seymour Hoffman bombarolo, benvenuto Luca Marinelli con le bombe a mano sempre in mano.

Se non siete pregiati abbonati in prima fila, M. Il figlio del secolo potete vederlo in onda su Sky da questa sera. M. Il figlio del secolo è Dogville arredato, un po’ Tale e Quale per socialisti, un po’ Moulin Rouge per fascisti, e infatti la colonna sonora è magnifica, proprio come quella di Tale e Quale e di Moulin Rouge. Ci ho messo un pomeriggio per ricordarmi quale film avessi visto tutto virato giallo, poi ho pensato che se Lars Von Trier dovesse fare la pubblicità di un profumo verrebbe fuori proprio così. Può non sembrare, ma è un complimento.

Il Mussolini di Marinelli è un Mussolini millennial, uno che capisce il valore del martirio, fa il giornalista senza mai uscire da casa sua, uno che dopo aver fatto cose orrende fa la morale alla vittima, uno che dice «più che uno schianto mi ucciderà la rottura di coglioni». In questo sceneggiato sono tutti cattivi. Il più cattivo di tutti è Gabriele D’Annunzio. Margherita Sarfatti è cattiva, donna Rachele è cattiva, sono tutti cattivi e cattivissimi perché sono dei mediocri, e l’impianto grottesco dovrebbe attutire il botto.

C’è poi la questione Luca Marinelli. Innanzitutto, contrordine compagni: dobbiamo dividere l’uomo dal personaggio. È questa una novità recente cui sarà difficile abituarsi, parlo soprattutto alle persone che fermano Luca Argentero per strada per chiedergli una diagnosi. Luca Marinelli ha rilasciato delle interviste in cui diceva che per lui è stato un dolore interpretare Mussolini, come del resto è un dolore per tutti noi lavorare. Ha detto di aver fatto vedere in anteprima la serie alla nonna antifascista e che si parla poco di Giacomo Matteotti, deve essere rimasto chiuso nella grotta di Diabolik per troppo tempo. Ho trovato non perfettamente aderenti i paragoni con Anthony Hopkins che, attenzione, non è uno psicopatico col PhD che beve Chianti e mangia fave come tutti i nostri amici su X.

Non vorrei fare spoiler alla GenZ, ma Mussolini non è un personaggio di fantasia. Il problema nell’interpretare Mussolini, tuttavia, esiste solo se ti devi giustificare con i tuoi amici del circolo Anpi Elodie, o se pensi di dover compiacere quella parte di pubblico che da te si aspetta delle cose, e per cose intendo: ripetere in continuazione che sei antifascista. Come stai? Sono antifascista. Dormito bene? No, sono antifascista. Tè o caffè? Antifascismo! Fare l’attore è un lavoro, essere antifascista no, o meglio, non dovrebbe esserlo, ma lo è diventato.

Purtroppo, Marinelli ha ragione, perché io non li conto più quelli che “se non dici che Marinelli ha fatto bene vuol dire che sei fascista perché è un dovere morale dirlo”, in questa magnifica e progressista idea che il cinema debba essere pedagogia Waldorf. Nello speciale su questa serie, in un’intervista Antonio Scurati dice a proposito del protagonista «Quando ero sul set mi creava anche qualche problema andare a salutarlo o abbracciarlo, lui se ne rendeva conto, si scusava ogni volta, diceva Antonio scusami se sono conciato così». Il regista Joe Wright poi spiega che sulle macchine da presa sono stati messi degli adesivi con scritto «This machine kills fascists», e si vede lui che alla fine di una scena dedica la giornata di riprese a Matteotti e alle vittime del fascismo. Dev’essere come la paura dei pagliacci.

M’immagino a questo punto piani di produzione rovinati perché gli attori passavano il tempo a dire “ma tu sei vestito da fascista, fascista!” e l’altro “no, è un costume di scena, sono antifascista io!”. Forse noi stiamo subendo le piaghe bibliche e non ce ne rendiamo conto perché si manifestano in versione aggiornata, ci troveremo costretti a segnare le porte delle case degli antifascisti in modo che il Signore ne risparmi i primogeniti. Ci tengo anche a ricordare che Mosè nella classifica degli eroi del cinema è solo al quarantatreesimo posto.

Forse il nuovo fascismo arriverà come arriva nella serie quando fanno il finto funerale a Mussolini: per reazione. Il prossimo passo sarà: se dici che M. Il figlio del secolo è brutto è perché sei fascista, o forse è il contrario, se dici che è bello vuol dire che sei fascista, ma questo lo scopriremo a partire da oggi. Louise Fletcher, quando vinse l’Oscar per l’interpretazione dell’infermiera Ratched in Qualcuno volò sul nido del cuculo, nel discorso di ringraziamento disse: «Tutto quello che posso dire è che ho amato essere odiata da voi». Secondo me sugli adesivi ci starebbe proprio bene.

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