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L’addio di Meta al fact-checking è un regalo a Trump

9 Gennaio 2025Readings on Star PoliticsAmerican Sunlight Project, BirdWatch, Bluesky, California, censura, Community Notes, democrazia, disinformazione, Donald Trump, Elon Musk, estrema destra, Facebook, fact-checker, fact-checking, fake news, Instagram, Joel Kaplan, libertà di espressione, libertà di parola, Mar-a-Lago, Mark Zuckerberg, Meta, moderazione dei contenuti, Nina Jankowicz, politica-per-media, propaganda, Real Facebook Oversight Board, social, star politics, Texas, Threads, Twitter, XStar Politics
Ph. Josh Edelson / Afp via Getty Images

di David Gilbert (wired.it, 7 gennaio 2025)

Martedì 7 gennaio Meta ha annunciato che abbandonerà i programmi di fact-checking di terze parti su Facebook, Instagram e Threads, rimpiazzando i suoi attuali moderatori con un modello simile alle criticate Community Notes di X, che consentono agli utenti di segnalare pubblicamente i contenuti che ritengono non corretti o fuorvianti. In un post pubblicato sul blog aziendale per annunciare la novità, il nuovo responsabile degli affari globali di Meta Joel Kaplan ha dichiarato che la decisione – che inizialmente interesserà solo gli Stati Uniti – è stata presa per consentire di discutere apertamente un maggior numero di argomenti sulle piattaforme della società.

«Consentiremo una maggiore libertà di espressione eliminando le restrizioni su alcuni argomenti che fanno parte del dibattito mainstream e concentrando la nostra azione di contrasto sulle violazioni di natura illegale e ad alta gravità» ha dichiarato Kaplan, senza però specificare quali temi saranno interessati dalle nuove regole. In un video che accompagna il post, l’amministratore delegato di Meta Mark Zuckerberg sottolinea che le nuove politiche favoriranno il ritorno di un maggior numero di contenuti politici nei feed degli utenti, oltre a post legati ad altri temi che hanno infiammato le guerre culturali negli Stati Uniti negli ultimi anni.

«Semplificheremo le nostre politiche sui contenuti e ci sbarazzeremo di una serie di restrizioni su argomenti come l’immigrazione e il genere, che, semplicemente, non sono in sintonia con il dibattito mainstream» ha detto Zuckerberg. Negli ultimi tempi Meta ha ridotto in modo significativo il fact-checking e ha deciso di eliminare le norme di moderazione dei contenuti che aveva iniziato ad applicare in seguito alla scoperta, nel 2016, di operazioni di influenza condotte sulle sue piattaforme finalizzate a influenzare le elezioni e, in alcuni casi, promuovere la violenza e persino il genocidio.

In vista delle importanti elezioni che si sono tenute lo scorso anno in giro per il mondo, il gigante è stato criticato per aver adottato un approccio non interventista rispetto alla moderazione dei contenuti. Riprendendo i commenti fatti da Zuckerberg l’anno scorso, Kaplan ha detto che le politiche di moderazione di Meta sono state messe in atto non per proteggere gli utenti, ma «parzialmente in risposta a pressioni sociali e politiche».

Il capo degli affari globali dell’azienda se l’è presa anche con gli esperti di fact-checking per i loro «pregiudizi», che avrebbero portato a una moderazione eccessiva: «Nel corso del tempo ci siamo ritrovati con troppi contenuti che le persone avrebbero interpretato come discorsi e dibattiti politici legittimi sottoposti a fact-checking», ha scritto Kaplan. L’anno scorso, tuttavia, Wired aveva raccontato come Facebook pullulasse di contenuti pericolosi come fake news mediche e che la piattaforma era utilizzata negli Stati Uniti da milizie antigovernative per reclutare nuovi membri.

Zuckerberg ha anche accusato i «media tradizionali» di aver costretto il social a mettere in atto politiche di moderazione dei contenuti sulla scia delle elezioni americane del 2016. «Dopo l’elezione di Trump nel 2016, i media tradizionali hanno scritto incessantemente che la disinformazione era una minaccia per la democrazia» ha detto Zuckerberg. «Abbiamo cercato di rispondere in buona fede a queste preoccupazioni senza diventare arbitri della verità, ma i fact-checker sono stati troppo faziosi politicamente e hanno distrutto più fiducia di quanta ne abbiano creata».

Il cambio di rotta di Meta potrebbe avere un impatto negativo sui media statunitensi che collaborano con l’azienda per il fact-checking, come Reuters e Usa Today. «Facebook ha già contribuito alla rovina del giornalismo e questo sarà il colpo di grazia» ha dichiarato in una email Nina Jankowicz, ex responsabile del consiglio contro la disinformazione del governo di Joe Biden e attuale amministratrice delegata dell’American Sunlight Project. «Le redazioni ricevono sovvenzioni da Facebook per il fact-checking. Quel denaro permette loro di fare giornalismo. L’annuncio di Zuckerberg è una totale genuflessione a Trump e un tentativo di raggiungere Musk nella sua corsa al ribasso. Il fact-checking non era una panacea alla disinformazione su Facebook, ma era una parte importante della moderazione».

In quello che ha cercato d’inquadrare come un tentativo di eliminare i pregiudizi, Zuckerberg ha annunciato inoltre che il team di Meta per la fiducia e la sicurezza si trasferirà dalla California al Texas, lo Stato che oggi ospita anche la sede di X. «Mentre lavoriamo per promuovere la libertà di espressione, penso che fare questo lavoro in luoghi dove c’è meno interesse per i pregiudizi dei nostri team ci aiuterà a costruire la fiducia», ha commentato il capo di Meta.

Nell’agosto dello scorso anno, anche BlueSky – che negli ultimi mesi si è imposta come principale alternativa a X – aveva annunciato di star valutando l’introduzione di una funzione in stile Community Notes, che, però, non è ancora attiva. Seguendo l’esempio di X, Meta si avvarrà di un esercito di volontari che scriveranno le note sui post. Per diventare visibili a tutti gli utenti, le correzioni dovranno essere approvate dagli altri volontari. «Proprio come avviene su X, le Community Notes richiederanno un consenso tra persone con punti di vista diversi per aiutare a prevenire valutazioni di parte», ha scritto Kaplan.

«Abbiamo visto che questo approccio funziona su X, dove la comunità ha la facoltà di decidere quando i post sono potenzialmente fuorvianti e necessitano di un contesto più ampio, e persone con diverse visioni decidono quale tipo di contesto sia utile per gli altri utenti», ha aggiunto Kaplan. Tuttavia, su X le Community Notes, introdotte per la prima volta con il nome di BirdWatch nel 2021, hanno dimostrato più volte non solo di non essere in grado di arginare la marea di disinformazione e di odio che dominano ormai la piattaforma, ma anche di peggiorare di fatto il problema.

Zuckerberg, che di recente ha fatto visita a Donald Trump a Mar-a-Lago, la sua residenza in Florida, e ha regalato al presidente eletto un paio dei nuovi occhiali in Realtà Aumentata di Meta, ha anche criticato i legislatori di Europa e America Latina, accusandoli di esercitare una censura e di soffocare la libertà di parola. «Lavoreremo con il presidente Trump per contrastare i governi di tutto il mondo che perseguono le aziende americane e spingono per una maggiore censura», ha dichiarato Zuckerberg.

I critici di Zuckerberg e Meta si sono immediatamente scagliati contro la decisione del gigante: «L’annuncio di Meta è un arretramento da qualsiasi approccio sano e sicuro alla moderazione dei contenuti» ha dichiarato in un comunicato il Real Facebook Oversight Board, un gruppo di attivisti nato in risposta all’istituzione del comitato di vigilanza di Meta. «La censura è una crisi inventata, un’operazione politica per segnalare che le piattaforme di Meta sono aperte alla propaganda di estrema destra. L’abbandono del fact checking da parte di Twitter ha trasformato la piattaforma in una fogna; Zuckerberg si sta unendo a loro in una gara al ribasso».

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