di Clara Mazzoleni (rivistastudio.com, 26 settembre 2024)
Nel corso di un anno su Instagram e TikTok abbiamo assistito allo scioglimento di varie labbra. Influencer, onlyfanser, attrici, fidanzate di: in tante hanno mostrato il prima e dopo la ianuloridasi, il procedimento che serve a sciogliere e disperdere il filler. Subito dopo la seduta mostravano le labbra viola, dopo qualche giorno sorridevano felici con le loro bocche normali. Ci avviciniamo alla fase finale di un trend, quella in cui il rapporto tra famosi e non famosi diventa inversamente proporzionale.
Quando un trend compare, lanciato ovviamente dai famosi, i non famosi seguono a ruota. Quando un trend sta finendo, i non famosi che aderiscono al trend continuano a crescere, mentre i famosi l’hanno già abbandonato e sono passati ad altro.
Proprio come previsto, il filler è diventato un trattamento di medicina estetica comunissimo, equiparabile al laser per eliminare permanentemente i peli definiti superflui. Se anni fa associavamo il termine filler a un immaginario berlusconiano alla Nicole Minetti, adesso possiamo serenamente collegarlo alle influencer impegnate che parlano di femminismo e autoaffermazione, alla collega cui la dentista lo fa gratis giusto per vedere un po’ come si trova, all’altra collega che va a farlo in pausa pranzo, alla studentessa universitaria che si divide una fiala con la coinquilina, alla tiktoker goth.
Mi piace pensare che sia stata Chloe Cherry, col suo filler atomico, a decretare il salto dello squalo. Se l’è fatto levare perfino lei: non è tornata alle labbra sottili che aveva prima di farlo, ma ha rinunciato alla bocca esplosiva che ha mostrato nelle puntate della seconda stagione di Euphoria e sulle passerelle delle fashion week del 2022. O forse il canto del cigno è stata la faccia Kylie Jenner durante la couture di Parigi di gennaio, coi suoi pomfi sotto agli occhi, sicuramente causati da un filler nel solco lacrimale andato storto.
TikTok ce l’ha detto letteralmente in tutte le lingue: non c’è niente di peggio di una “puffy face”, un viso gonfio e rotondo. E qual è, ora, per i famosi, il contrario della “puffy face”? La risposta l’ha data Lana Del Rey col suo rapidissimo e sorprendente dimagrimento (anche se non mi sembra abbia mai confermato sia merito del farmaco): una “Ozempic face”. È un fenomeno interessante: il rinculo della body positivity sembra aver reso la magrezza ancora più potente e desiderabile (e, grazie all’Ozempic, facilmente raggiungibile: da chi può permettersi di assumerlo, ovviamente). Ma non si tratta solo di magrezza: il viso di Lana Del Rey è luminosissimo, perfetto e al tempo stesso più naturale che mai. Lana dimostra vent’anni, ma non ha più quell’aspetto fillerato e artificiale che aveva quando aveva davvero quell’età (cfr. il video di Video Game).
Come abbiamo detto, essere labbrone e piallate in fronte non è più rappresentativo di un certo status, perché adesso posso essere labbrona e piallata in fronte persino io, redattrice di Rivista Studio. Ora il sogno inarrivabile è possedere una “face card” impeccabile, apollinea, in cui i lineamenti rispettano un loro equilibrio. Una faccia più da modella e meno da popstar, una faccia più da Bella Hadid e meno da Kylie Jenner. E quindi, praticamente, la faccia di una che è bella di natura, ottenuta però artificialmente.
E come si ottiene? Lo spiegano su TikTok gli esperti di chirurgia estetica: su una base “ripulita” dai vecchi filler e privata di ogni filo di grasso (grazie all’Ozempic, come detto, se poi vogliamo aggiungere anche un buccal fat removal per smagrire le guance e una liposuzione del collo, meglio), s’interviene con un bombardamento di delicatissimi micro-ritocchi e procedure di skincare super all’avanguardia (mi riferisco a cose tipo lo sperma di salmone).
A inaugurare davvero questa nuova fase («the Undetectable Era of beauty», l’ha definita Dazed), però, non è stata la mia Lana, che comunque segue un’estetica tutta sua, sono state due star ormai decadute riemerse all’improvviso, completamente diverse, facendoci venire un infarto: Christina Aguilera e Lindsay Lohan. Le foto e i video pubblicati sui loro social fanno pensare a un patto col diavolo, un concetto che ho ritrovato in una recensione di The Substance (attenzione contiene grossi spoiler), il body-horror con Demi Moore e Margaret Qualley che parla appunto di bellezza, corpo e invecchiamento (la protagonista è una celebrity di cinquant’anni che perde il lavoro perché ormai troppo vecchia: decide allora di assumere una sostanza che le permette di essere la versione più giovane di sé stessa).
L’effetto che fanno Christina e Lindsay è ugualmente horror, avendo quarantatré e trentotto anni: le loro nuove sembianze negano la loro reale età. Christina e Lindsay sono ricomparse ventenni dopo aver attraversato anni in cui sono state gonfie, pacchiane, ipertrofiche, invecchiate e deformate dai ritocchi estetici. Tutto cancellato: sembra che i loro visi siano stati ricomposti da un’AI programmata per rappresentare una bellezza che aderisca meglio al concetto di quiet luxury.
«Date a Britney la stessa cosa che ha preso lei», scherza qualcuno sotto le foto di Christina, ma c’è poco da ridere: la reazione a catena è innescata, e ora vedremo chi saranno le prossime. Degli effetti di questo nuovo tipo di estetica sulla nostra psiche (e sul nostro aspetto, per i più abbienti tra noi) potremo parlare tra qualche mese o anno, così da poter aggiungere un nuovo paragrafo alla domanda che, ancora una volta, siamo costretti a farci: cosa significano bellezza e bruttezza nell’era di Internet? Per rispondere a questa domanda, la giornalista Ellen Atlanta ha scritto un intero libro: Pixel Flesh: How toxic beauty culture harms women.