Prima di entrare in politica faceva ridere in tv. Il Paese lo amava. E ha creduto al suo slogan: «Né corrotto, né ladro». Una serie di scandali ora cambia le cose
di Gabriella Saba («Il Venerdì di Repubblica», 14 ottobre 2016)
Che il presidente del Guatemala Jimmy Morales sia stato colpito da uno scandalo che rischia di sfociare in crisi politica, a pochi mesi dal suo insediamento, è una sorpresa grama per i guatemaltechi. Il 47enne premier aveva impostato la campagna elettorale sull’onestà e la lotta alla corruzione ed ecco che due suoi familiari, il fratello Samuel e il figlio José Manuel, sono coinvolti in un traffico di fatture false ai danni dello Stato per circa 400mila dollari che ha già portato all’arresto di 22 persone.«Nessuno è diverso davanti alla legge ma nemmeno deve essere linciato!» ha supplicato il presidente dopo l’ondata di critiche. Si rivolgeva, in particolare, a quel 68 per cento dei votanti che lo hanno scelto alle urne nell’ottobre scorso, conquistati dallo slogan «Né corrotto, né ladro» e da quel volto politicamente nuovo benché noto a tutti. Prima di presentarsi alle elezioni Morales non aveva lavorato un solo giorno in politica ma aveva sempre fatto il comico, e in quella veste era diventato caro ai moltissimi spettatori del programma Moralejas in cui da 15 anni si esibiva insieme al fratello Samuel. Stufi di governanti corrotti e nepotismi, i guatemaltechi avevano deciso dunque di dargli credito, pazienza se il suo programma di governo era piuttosto evanescente e se si presentava con l’ultranazionalista e conservatore Frente de Convergencia Nacional, fondato da veterani della guerra civile, che soltanto qualche mese prima aveva ammodernato dirigenti e idee. In quella operazione di restyling, Morales era il candidato perfetto, giovane e moderno ma di principi «solidi»: devoto seguace di una chiesa evangelica e fervido patriota, nemico dell’aborto e dei matrimoni gay. A confessare al Paese che il figlio e il fratello erano coinvolti in un caso di corruzione è stato proprio lui. Solenne e provato, accanto alla bella moglie Patricia da cui ha avuto tre figli, ha dichiarato che non avrebbe interferito nelle indagini. E non è la prima volta. Nei primi mesi del suo mandato ha sollevato critiche l’amicizia con il senatore ed ex tenente colonnello Edgar Ovalle, accusato della scomparsa di 565 civili durante la guerra civile, un crimine che potrebbe far saltare l’immunità di parlamentare. E poi si è scoperta l’esistenza di una struttura parallela all’interno della Saas (gli organi di Sicurezza) che spiava privati cittadini e attivisti. Il capo della Saas era Jorge Lòpez, amico fraterno del presidente, che ha poi lasciato l’incarico. Ai guatemaltechi non è piaciuto nemmeno che Morales abbia piazzato parenti suoi e della moglie nelle istituzioni. Peccato veniale rispetto agli altri, ma non per chi ha creduto alla sua integrità.