Maria Rosaria Boccia, l’icona pop che non ci aspettavamo

di Paolo Armelli (wired.it, 5 settembre 2024)

Anche se pensavamo di essere usciti più o meno indenni (o comunque disintossicati) dal ventennio berlusconiano di olgettine e bunga-bunga, ecco che l’affaire Sangiuliano ci fa ripiombare nell’ennesimo caso in cui la cronaca politica italiana sembra scritta da un’A.I. allenata a colpi di Novella 2000. Da giorni, infatti, la mente degli italiani è catturata solo da una vicenda, quella che lega il ministro della Cultura del governo Meloni a Maria Rosaria Boccia, giovane campana che i giornali americani non esiterebbero a definire multihypenated.

L’ereditiera-imprenditrice-influencer-consulente 41enne di Pompei, figlia di ricchi imprenditori e a sua volta intraprendente, è diventata all’improvviso una figura centrale dell’immaginario italico che ha dalla sua parte i pervasivi strumenti dei social, degli smart glasses e dello storytelling compulsivo quasi da serie tv o da saga TikTok. Ricapitolando, il più brevemente possibile: dalla fine di agosto la nostra Maria Rosaria Boccia ha suscitato scalpore definendosi su Instagram “consulente del ministro della Cultura per i grandi eventi”; nonostante le smentite ufficiali, Boccia ha iniziato a pubblicare sempre tramite social tutte le email, i tagliandi di viaggio e le conversazioni su WhatsApp (she got the receipts, direbbero i meme a Stelle e Strisce) che facevano intendere un suo effettivo coinvolgimento nelle attività del Ministero e una vicinanza molto stretta con lo stesso Sangiuliano, il quale, da parte sua, negava di aver assegnato qualsivoglia incarico e soprattutto di aver in qualche modo finanziato la signora.

Il ping-pong tra Web e interviste tv (una persino di Giorgia Meloni che ribadisce la fiducia al suo ministro) continua per giorni, fino al 4 settembre e all’intervista fiume – 17 minuti trasmessi integralmente, degni dei migliori palinsesti nordcoreani – di Sangiuliano al Tg1: umiliato, piangente, persino con un evidente sbrego sulla fronte, il tartassato ministro paladino della famiglia tradizionale confessa la relazione con Boccia, già però interrotta, e ribadisce che mai un euro pubblico è andato a foraggiare la sua consulente who never was. Boccia non demorde, continua a intimargli di non mentire e posta addirittura le gif dei popcorn mentre attende le ennesime rivelazioni. Ma siamo noi a tirar fuori i popcorn, e da giorni non facciamo altro che andare sulla sua pagina Instagram e refresharla in continuazione, nella spasmodica attesa di nuovi, succosi aggiornamenti.

E in questi giorni i colpi di scena non sono mai mancati, complici le indagini dei vari giornalisti ma soprattutto di un’infallibile Selvaggia Lucarelli. Basta, infatti, andare a scorrere le storie in evidenza della Nostra per accorgersi di una latente mitomania che ci getta immediatamente in una dimensione parallela in cui Inventing Anna incontra Un posto al Sole: per esempio le numerose immagini in cui Boccia dice di essere stata invitata a un lussuoso press trip tutto brandizzato Dior (dagli aerei ai… cappuccini), ma che sarebbero in realtà tutte foto di stock; oppure scorrere il suo curriculum, in cui compare una fantomatica fondazione sul Made in Italy, Fashion Week Milano Moda (prontamente sanzionata dalla Camera della Moda milanese, che si è dissociata e ha ribadito la sua proprietà del marchio Milano Fashion Week).

A proposito di Montecitorio, c’è un risvolto ancora più intrigante che ci dipinge Boccia non come la solita sprovveduta Pollyanna abbagliata da promesse di successo da parte del politico di turno, ma ce la fa apparire quasi come un’abile Mata Hari de’ noantri, pronta ad addentrarsi nelle stanze del potere (invitata, invitatissima, sia chiaro) ma comportandosi anche come se fosse l’ospite di un episodio di Casa a prima vista. Pare, infatti, che Boccia sia entrata proprio a Montecitorio e ne abbia tratto foto e video che ha messo nelle sue stesse stories: ma com’è possibile, dato che la Camera dei Deputati ha severissimi protocolli sulle riprese audiovideo?

Ovviamente perché la nostra Carmen Sandiego in buona fede (si spera) vi è entrata con degli smart glasses abilitati alle riprese e ha documentato diversi momenti delle sue visite, dal suo sgargiante trolley che fa un po’ Emily “in Rome” lasciato al guardaroba fino alle camminate da Una notte al museo sotto le volte affrescate. Il dubbio che abbia avuto accesso (e immortalato) documenti sensibili si fa dunque molto più concreto, anche se Sangiuliano ancora una volta smentisce ed esclude ogni ricattabilità. Anche Boccia rispedisce al mittente ogni accusa: anche lei sostiene di non essere ricattabile e, soprattutto, nega ogni interesse recondito. Una sua story postata lo scorso 6 agosto, sempre ripescata da Lucarelli, recita: “Ricordati che la vita è come un ristorante: nessuno se ne va senza pagare”.

Aggiungiamo altri tasselli, dunque, al ritratto di questa figura eccezionale, indefinibile, a tratti imperscrutabile: come ci insegna la filmografia mondiale, da Attrazione fatale a Kramer contro Kramer, non c’è nulla di cui non sia capace una donna ferita. Il quadro sembra abbastanza cristallino, ora: Sangiuliano potrebbe aver iniziato una relazione con la giovane donna promettendole sbocchi in politica (o una carica, anche solo per tenersela vicina), ma quando la cosa si è fatta troppo seria (o è stata scoperta) l’avrebbe liquidata in fretta e furia. Boccia, da parte sua, ha solo cercato di riprendersi quel che le spettava, anzi, a maggior ragione, di ripulirsi dalle insinuazioni delle malelingue.

Perché è vero che Boccia è un personaggio affascinante, è ingenua e al contempo mai sprovveduta, e che tutti siamo voyeuristicamente attratti dalla sua vicenda. Non si può però non riconoscere che, al solito, quando si tratta di donne – magari giovani, belle e bionde – che si avvicinano al mondo della politica, le sia stata costruita attorno una retorica misogina e avvilente: c’è chi la sminuiva come addetta agli stand dei latticini agli eventi del solito Sangiuliano, alcuni giornalisti geriatrici sono arrivati a usare espressioni colorite e subdolamente sessiste (spoiler: “esperta pompeiana” forse non sarebbe passata nemmeno al più retrivo dei Bagaglini).

La verità è che in questa telenovela in salsa partenopea, la cosa più vicina a House of Cards che possiamo permetterci, tutti emergono come figure tragicomiche, vittime dei propri impulsi e delle proprie ingenuità, macchiette di una politica che ormai ha rinunciato a ogni dignità elitaria, a ogni modello ispirazionale. Ma, come al solito, l’acredine più forte non è riservata al ministro non svettante ma evidentemente seducente: piuttosto alla donna che, per forza di cose, invece, dev’essere una illusa manipolatrice.

In tutto il caso Sangiuliano, invece, Boccia emerge come una figura inedita, ipnotica. Ha catturato gli occhi e gli articoli di un’intera nazione perché, in fondo, è eversiva per tutta una serie di motivi nuovi: in un reboot assolutamente non necessario di Tutti gli uomini del presidente, lei ha iniziato a fare una puntualissima controinformazione, opponendosi alla narrativa governativa, rispondendo punto per punto, mostrandosi molto più tecnologica e virale dei vetusti comunicatori capitolini, senza però mai perdere quella sua allure glamour. Sembra nata per sfamarci con il tripudio di meme che ha ispirato, anche se ogni tanto balena il dubbio che tutto ciò sia un panem et circenses atto a distrarci dalla zoppia di questo governo all’acqua di ricino, tutto ministri indagati, balneari ammansiti e record gonfiati.

È probabile che prima o poi il caso politico appassisca, ma noi rimarremo comunque ammaliati da questo gossip crepuscolare di fine estate che ha prolungato le note di Sesso e samba ancora per qualche settimana. E vivremo anche nell’agrodolce consapevolezza che mentre altrove le cariche di governo ispirato Borgen, Scandal e West Wing, da noi la classe dirigente può solo aspirare a un deprimente spin-off di Temptation Island.

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