Il leader dei Lib-Dem britannici ha deciso di puntare sull’intrattenimento

Ph. Christopher Furlong / Getty Images

(ilpost.it, 25 giugno 2024)

Il sistema elettorale del Regno Unito, dove solo il partito che arriva primo in un collegio ottiene il rispettivo seggio in Parlamento, ha storicamente incentivato il bipolarismo. La politica è divisa in due schieramenti: a sinistra i Laburisti e a destra i Conservatori. I due partiti più grossi, oltre a ricevere la maggior parte dei voti, monopolizzano l’attenzione mediatica.

Nella campagna elettorale per il voto del 4 luglio la più grossa novità è stata fin qui il ritorno di Nigel Farage, e anche di lui si è parlato moltissimo. In questo contesto, è molto difficile fare notizia per quella che è tradizionalmente la terza forza politica del Paese, cioè i Liberal-Democratici (Lib-Dem), di centro. Per farsi notare il loro leader Sir Ed Davey si è inventato una serie di iniziative bizzarre, molto adatte alla tv e ai social media: non è ancora chiaro però se sia riuscito a dare davvero visibilità alle proposte concrete del suo partito, o se si sia limitato finora a far divertire i commentatori sui social.

Tra le altre cose, il 58enne Davey è salito sulla giostra di un parco divertimenti subito dopo aver presentato il suo programma, scherzando sulla possibilità di un “big swing” per i Lib-Dem: un’espressione che gli analisti politici usano per indicare uno spostamento dei consensi, ma che, in Inglese, indica letteralmente una grossa altalena, come quella su cui si era seduto. Oppure si è fatto intervistare a bordo di una di quelle giostre con le tazze che girano e in più occasioni in costume da bagno, aiutato in questo dai giornalisti che si sono prestati a raggiungerlo in contesti irrituali. I media hanno chiamato le trovate di Davey “stunt”, un termine che può riferirsi sia a una bravata sia alle acrobazie per le quali nei film si ricorre a una controfigura (lo stuntman), anche perché in molti casi sono state piuttosto scenografiche.

Per esempio, il leader dei Lib-Dem ha fatto downhill in bici, ha corso in una gara di carriole, ha partecipato a un “corso di sopravvivenza”. Ha fatto anche cose più tranquille, come costruire castelli di sabbia in spiaggia, ma una delle prime idee di Davey è stata fare un giro sul lago Windermere in paddle board (una specie di tavola da surf su cui si rema stando in piedi). Il video di Davey che cerca di stare in equilibrio sulla tavola e poi cade in acqua per cinque volte – almeno una delle quali apposta – è circolato moltissimo sui social network. Alcuni utenti hanno suggerito che non fosse una grandissima idea. Sky News ha paragonato le sue iniziative a quelle di Boris Johnson, l’ex primo ministro e sindaco di Londra che ha dimostrato una certa creatività nelle campagne elettorali cui ha partecipato (su tutte quella del 2019).

Alcuni media, come appunto Sky News, hanno ritenuto efficace la campagna di Davey; altri, come il filoconservatore Telegraph, gli hanno sostanzialmente dato del clown. Lui stesso si è posto la questione e ha spiegato ad Associated Press che il suo obiettivo è trasmettere un messaggio politico: «Nella maniera tradizionale, fai un discorso da un podio e puoi ottenere una minuscola risonanza, ma così le persone non si sentono coinvolte. Penso che adottando un approccio leggermente diverso, con un po’ di senso dell’umorismo e di emozione, si possa ottenere l’attenzione della gente». Sotto i post buffi, infatti, vengono linkate le proposte serie del programma: per esempio la gita sul lago Windermere serviva a promuovere la proposta di istituire una nuova autorità per ridurre l’inquinamento nei corsi d’acqua, che nel Regno Unito è un grosso problema.

Per i Lib-Dem non è una novità cercare di trovare modi creativi o poco convenzionali di fare campagna elettorale. Il loro direttore della comunicazione ai tempi del voto del 2010, Sean Kemp, sosteneva che «certe volte la dignità deve essere meno importante della copertura mediatica». Negli ultimi anni il partito sta cercando di rinnovare la propria immagine, associata all’austerità economica del governo in coalizione con i Conservatori di David Cameron tra il 2010 e il 2015. Davey è stato ministro di quel governo, ma prima è stato sottosegretario: dal 2010 al 2012 è stato anche responsabile del dipartimento del ministero dell’Economia sotto cui ricade il Post Office, il servizio postale.

In quegli anni, avvenne il più esteso errore giudiziario nella storia britannica: centinaia di impiegati del Post Office furono ingiustamente accusati di aver rubato, sulla base di dati informatici difettosi, e costretti a restituire soldi che non avevano mai sottratto, in molti casi indebitandosi. Nel 2010 Davey rifiutò di incontrare Alan Bates, il fondatore del gruppo di ex dipendenti delle poste vittime dell’errore. Giovedì scorso, durante un dibattito televisivo tra i candidati alla carica di primo ministro, quando un intervento dal pubblico lo ha sollecitato sullo scandalo del Post Office, Davey ha ammesso di aver fatto alcuni «grandi errori» e ha detto che in generale «non va fiero» delle misure approvate dal governo di cui fece parte.

Oggi la comunicazione dei Lib-Dem cerca di mettere in risalto l’empatia del leader. Il loro principale spot elettorale ha cercato proprio di umanizzare la figura di Davey, mostrandolo diverse scene riprese a casa, dove si prende cura del figlio disabile. Nonostante questa campagna piuttosto dispendiosa in termini di impegni ed energie, Davey ha detto che ogni giorno trova il tempo per fargli una videochiamata.

Nel Regno Unito non si è parlato molto del programma di Ed Davey: è incentrato su migliori servizi, in particolare l’assistenza sanitaria, e sul ritorno nel mercato unico europeo, abbandonato con la Brexit. Eppure, secondo un sondaggio, gli elettori ritengono che Davey sarebbe un primo ministro migliore di Rishi Sunak – e anche questo la dice lunga sulla crisi del Partito Conservatore, visto che Davey ha meno esperienza al governo di Sunak e proviene da un partito generalmente meno considerato dei due maggiori. I Liberal-Democratici propongono di abbassare da 18 a 16 anni l’età in cui si può votare alle elezioni parlamentari e sono stati sempre a favore di una riforma della legge elettorale, su base proporzionale.

Il sistema first-past-the-post, cioè l’uninominale secco, storicamente li ha penalizzati rispetto ai partiti maggiori, Laburisti e Conservatori. Il caso più eclatante fu nelle elezioni del 1983: i Lib-Dem ricevettero 7,7 milioni di voti, il 25,4 per cento, cioè solo 2,2 punti percentuali in meno dei Laburisti, ma per via dell’uninominale ottennero solo 23 seggi, mentre ai Laburisti ne andarono 209. Questo meccanismo produce una distorsione: un partito può prendere milioni di voti, ma non ottenere una rappresentanza parlamentare se non arriva primo in alcun collegio. È accaduto ai Verdi o allo Ukip, il precedente partito populista di Nigel Farage.

Alle elezioni del 4 luglio, per una volta i Lib-Dem potrebbero invece essere avvantaggiati da questo sistema. Lo schieramento di destra, infatti, si è diviso: i Conservatori di Sunak e Reform UK di Farage sono appaiati nei sondaggi a livello nazionale e si sottraggono voti a vicenda. Per via dell’uninominale, questi due partiti, che insieme avrebbero molti più consensi dei Lib-Dem (e pochi meno dei Laburisti), potrebbero finire per ottenere meno seggi dei Lib-Dem nel prossimo Parlamento. In questo scenario limite, Davey si ritroverebbe a capo dell’opposizione. Al momento, in realtà, i sondaggi più favorevoli ai Lib-Dem prevedono per loro una sessantina di seggi (sui 650 totali della Camera dei Comuni, la camera bassa britannica), quindi comunque al terzo posto dietro i Conservatori.

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