di Massimo Basile (repubblica.it, 19 aprile 2023)
Fox News ha accettato di pagare più di 787 milioni di dollari di risarcimento alla Dominion Voting Systems, la compagnia di software che si era occupata di registrare i voti nel 2020, accusata falsamente di aver truccato le elezioni presidenziali che diedero la vittoria a Joe Biden. Il magnate Rupert Murdoch, 92 anni, ha preferito pagare subito centinaia di milioni di dollari piuttosto che vedere l’immagine del proprio network demolita dalle imbarazzanti testimonianze attese in aula.
L’accordo è stato raggiunto all’ultimo minuto, prima che nel Delaware prendesse corpo il processo avviato per diffamazione. Dominion aveva chiesto 1,6 miliardi di dollari. Le udienze sarebbero andate avanti per sei settimane, coperte da tutti i media americani. Sarebbe toccato a tutti i conduttori principali sfilare in aula per spiegare la loro doppia morale: privatamente, nelle chat, facevano battute ironiche su Donald Trump e sulle sue accuse senza fondamento, ma poi andavano in diretta e le rilanciavano davanti a milioni di telespettatori. Uno di questi era Tucker Carlson, il più trumpiano dei conduttori di Fox, fan di Vladimir Putin, del Cremlino e di tutto ciò che faceva parte della galassia trumpiana. Ma in privato l’anchorman aveva commentato nelle chat di «non vedere l’ora di smettere di parlare» di Donald Trump.
E poi gli altri, come Laura Ingraham, considerata tra i “falchi” del giornalismo americano, pubblicamente grande sostenitrice del tycoon, in privato certa che avesse perso la rotta e si fosse fatto aiutare da «avvocati matti», riferimento a Rudolph Giuliani e Sydney Powell. Lo stesso era successo per Sean Hannity, e molti manager della rete, e lo stesso Murdoch. Nessuno aveva dato credito alla storia dei brogli, ma in tv l’ordine di scuderia era quello di infiammare la platea. I fedeli telespettatori di Fox non badano ai dettagli dell’affidabilità del giornalismo, la rete è considerata in modo unanime una tv di propaganda, ma vedere ogni giorno sfilare i conduttori, e lo stesso Murdoch, e dover ammettere di aver mentito al pubblico poteva avere effetti devastanti soprattutto sugli inserzionisti.
Fox ha ottenuto di non dover presentare le scuse in diretta, e considera questo passaggio un successo. «Ma ha ammesso di aver detto falsità» ha commentato il ceo della compagnia di software, John Poulos, «bugie che hanno provocato un danno enorme alla mia azienda, ai nostri dipendenti e ai nostri clienti. Niente potrà mai cancellarlo». Poulos ha però definito «storico» l’accordo raggiunto con Murdoch, che ha riconosciuto di aver mandato in rete per settimane, tra il 2020 e il 2021, informazioni false, amplificando le accuse di brogli lanciate dall’allora presidente degli Stati Uniti Trump. La rete conservatrice ha dichiarato di essere «soddisfatta» dell’accordo. «Abbiamo riconosciuto» ha dichiarato il network «che le accuse lanciate contro Dominion erano false», aggiungendo che l’accordo «riflette l’impegno di Fox ai più alti standard di giornalismo. Speriamo che l’aver evitato l’acrimonia di un processo divisivo possa permettere al Paese di andare avanti».
I 787,5 milioni rappresentano un quinto della liquidità presente nelle casse della società, equivalente a circa 4 miliardi. La cifra è una delle più alte mai pagate per una causa di diffamazione, ma altri record potrebbero essere scritti nei prossimi mesi. Dominion ha ancora altre battaglie legali davanti: ha fatto causa anche ad altre due reti conservatrici, Newsmax e Oan, e ai due avvocati di Trump nel 2020, Giuliani e Powell. I guai per Fox non finiscono qui. A febbraio la Corte d’Appello di New York ha stabilito la legittimità di una seconda causa di risarcimento avviata da un’altra compagnia di software, la Smartmatic, che ha chiesto 2,7 miliardi.