di Antonella Boralevi (huffingtonpost.it, 12 gennaio 2023)
400mila copie vendute in un giorno, 40 milioni di dollari per l’autore. Spare, “Il pezzo di ricambio”, firmato da Harry d’Inghilterra (ma scritto dallo stesso ghostwriter, J.R. Moehringer, che ha creato il best seller Open di Andre Agassi) è un successo epocale di vendite. Alla pari con la saga di Harry Potter. A Londra, ci si picchia per conquistarne una copia. Perché succede?
Ottimo marketing, campagna di lancio nei talk più seguiti, coccole ai librai e distribuzione capillare, teaser centellinati con cura? Sì, certo. Ma io credo, magari sbaglio, che questo strepitoso successo di un librone di “memorie” scritto da un giovane uomo che non ha nemmeno 40 anni, dipenda da altro. Dorme, dentro noi comuni mortali, l’obbrobrioso e segretato sentimento dell’invidia. E una società che ne paga gli stipendi e le spese, come può non invidiare la sua Famiglia Reale? C’è una sola cosa che pareggia i conti, nel cuore degli inglesi e probabilmente anche di chi inglese non è. Ed è il dolore. Lo stesso dolore che ha reso Elisabetta II così cara ai suoi sudditi.
Harry, duca di Sussex, racconta 516 pagine di dolore. Mette il dolore persino come titolo. Racconta con umiltà e commozione dolore dopo dolore. Racconta il peso della vergogna che gli è caduto addosso dal primo vagito: il padre che dice a Diana “Ora mi hai dato l’erede e il pezzo di ricambio, il mio lavoro è finito”. Racconta le offese subite dal fratello maggiore, il gelo della nonna, del nonno, del padre, persino di sua madre. Racconta di cocaina assunta per dimenticare già a 17 anni, di notti passate in giardino in compagnia di funghi allucinogeni. Dell’aggressione violenta di William. Della perdita della verginità. Delle vessazioni della matrigna. Racconta la solitudine, la frustrazione, la disperazione.
E racconta più di tutto il dolore dei dolori: la morte della mamma, l’incapacità di crederci, e in effetti pare di vederlo, dodicenne, mentre cammina a capo chino dietro al fusto di cannone che trasporta la bara di lei, davanti a Buckingham Palace. Racconta di una famiglia dove il mantra è “Andrà tutto bene” e lo si dice senza un abbraccio. Rivela che ogni storia relativa alla Famiglia Reale arriva da un apposito ufficio di propaganda. Se ci pensate, è l’identico meccanismo che ha creato il successo di Open. Il dolore funziona. Il dolore fa vendere libri e acquisire follower. Non c’è influencer che non abbia cura di inserire, in mezzo allo sfolgorìo della sua vita, almeno una malattia, una tragedia, un cancro, un aborto. Il dolore (e non solo la morte) è una livella. Ma qui, in Spare c’è persino di più. Il dolore sposato con la fiaba delle fiabe, girata al maschile: Cenerentola. Ma senza lieto fine. E leggere che anche il privilegio piange, consola chi non ce l’ha.
C’è da stupirsi che Spare sia uno strepitoso best-seller? La versione in lingua Inglese ha venduto più di 1,4 milioni di copie nel suo primo giorno di pubblicazione, rappresentando il più grande totale di vendite nel primo giorno di uscita per qualsiasi libro di saggistica mai pubblicato da Penguin Random House. Il libro del duca di Sussex è stato ufficialmente messo in vendita martedì, con alcuni negozi di Londra che hanno aperto fin dalla mezzanotte in previsione della forte domanda. Copie della versione spagnola sono state rilasciate giorni prima, provocando un vortice di titoli e rivelazioni sui media globali. L’editore ha anche fatto sapere che negli Usa la prima stampa del libro è stata di 2 milioni di copie e che il volume è già in ristampa “per soddisfare la domanda”.