Archivio mensile:Settembre 2022

Il narcisismo dei politici che fanno storie su Instagram

di Guia Soncini (linkiesta.it, 21 settembre 2022)

Una volta Enrico Vanzina disse d’aver capito che c’era stato uno slittamento tra la destra e la sinistra com’eravamo abituate a pensarle quando aveva visto che, al cinema dei Parioli, la borghesia romana andava a vedere i Dardenne: annoiandosi moltissimo, ma non correndo il rischio d’apparire impresentabile. Io non ho capito dove saremmo andati a finire con Instagram prima che Instagram esistesse, nonostante la vita si fosse impegnata a spiegarmelo. Successe all’inizio di questo secolo, quando il consumo televisivo che piaceva ostentare a chi al cinema guardava i Dardenne era quello di Desperate Housewives. La Rai organizzò un giro promozionale romano delle attrici che interpretavano le massaie dei Parioli americani, e la giornata si concluse con una cena sulla terrazza del Campidoglio.

Pro Church Media / Unsplash

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La paradossale polemica sul colore della Sirenetta

(ilpost.it, 16 settembre 2022)

Lo scorso fine settimana ad Anaheim, in California, si è svolto D23 Expo, l’evento fieristico biennale in cui Disney presenta le sue più importanti novità. Tra queste c’era l’atteso trailer del film La Sirenetta, che uscirà nel 2023 e sarà – come già successo per molti altri – la versione in live action (cioè con attori veri) del famoso cartone animato del 1989. Col trailer è stato rivelato per la prima volta che Ariel, la sirena protagonista della storia, sarà interpretata dalla cantante e attrice afroamericana Halle Bailey e sarà, quindi, una Sirenetta con la pelle molto più scura di quella bianca del personaggio d’animazione. La reazione di una parte del pubblico è stata la stessa di quando l’attore senegalese Omar Sy aveva interpretato la serie su Lupin nel 2021, o di quando nella serie tv Bridgerton del 2020 la regina Carlotta era stata impersonata dall’attrice di origini guyanesi Golda Rosheuvel.

The Walt Disney Company

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Come le tifoserie di calcio hanno spinto la crescita dell’estrema destra in Europa

di Valerio Moggia (linkiesta.it, 16 settembre 2022)

Pochi si sono sorpresi davanti ai disordini scatenati dai tifosi della Dinamo Zagabria, in trasferta mercoledì a Milano per la Champions League: ovunque vadano succede qualcosa del genere. Milano li aveva già conosciuti nel novembre del 2019, quando erano venuti a sfidare l’Atalanta in Champions. Il copione è sempre lo stesso: maglie nere, aggressioni e saluti nazisti. Sono questi i tratti distintivi dei Bad Blue Boys (Bbb), il gruppo ultras formatosi a Zagabria nel 1986 e divenuto abbastanza celebre per i disordini del Maksimir del 13 maggio 1990, la partita che secondo il (falso) mito diede avvio alla guerra nei Balcani. Già all’epoca i Bbb erano un gruppo di tifosi d’ideologia nazionalista nostalgici degli ustascia, ritenuti molto vicini al partito Hdz di Franjo Tudjman, da cui poi si sono progressivamente distaccati – un po’ perché Tudjman appoggiava i vertici del club, che intendevano cambiare nome alla Dinamo, e un po’ perché negli anni il partito è passato su posizioni più moderate.

Ap / LaPresse

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La popolare cantante russa Alla Pugacheva si è schierata contro la guerra

(agi.it, 18 settembre 2022)

In Russia, Alla Pugacheva, una delle grandi star della canzone, è scesa pubblicamente in piazza per denunciare il conflitto in Ucraina, aggiungendo che la morte dei soldati avviene «per scopi illusori che rendono il Paese un paria e la vita dei nostri cittadini estremamente difficile». E la leggendaria cantante russa ha chiesto di essere inclusa tra gli «agenti stranieri» per le sue critiche alla guerra. Pugacheva rappresentò la Russia all’Eurovision nel 1997 ed è una star popolarissima in Russia. «Vi chiedo di iscrivermi ai ranghi degli agenti stranieri del mio amato Paese», ha detto nell’appello pubblicato su Instagram. Venerdì scorso, il ministero della Giustizia aveva incluso suo marito, il presentatore televisivo Maxim Galkin, nell’elenco degli agenti stranieri. L’annuncio della solidarietà della Pugacheva a Galkin e le sue critiche alla guerra sono significative perché lei appartiene alla generazione di Putin ed è una cantante amata dagli anziani, che tendono a sostenere il Cremlino.

Ph. Maxim Shemetov / Reuters

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I due corpi della regina

di Cesare Catà (huffingtonpost.it, 9 settembre 2022)

L’8 settembre del 2022 Elisabetta II del Regno Unito, sovrana di Gran Bretagna, Irlanda del Nord e del Commonwealth, non è morta. Perché i re non muoiono. Muore, certo, il loro corpo mortale, ma loro hanno un secondo corpo, un corpo mistico e immateriale che passa di regnante in regnante eternamente. Si tratta di un’antica teoria teologico-politica, che poi lo storico Kantorowicz avrebbe messo al centro di un suo saggio divenuto classico: la teoria dei due corpi del re. Quella del re è una figura sacra perché, al di là delle sue spoglie mortali, possiede un corpo di diversa natura, una dignitas ultraterrena, un’aura che fa di lui o di lei una creatura divina, al di là dei tempi. A una lettura superficiale potrebbe sembrare il retaggio di antiche superstizioni medievali. Ma, in realtà, nel cuore della cultura inglese e perciò europea, persiste questa idea: non c’è kinghsip, non c’è regalità, senza sacralità.

Ph. Cecil Beaton / Royal Collection Trust

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Poco donne. I capelli di Liz Truss e la disparità di genere

di Guia Soncini (linkiesta.it, 7 settembre 2022)

Cominciamo dalla mia grande preparazione in fatto di politica estera: fino a sei domeniche fa non avevo mai sentito nominare Liz Truss, che da lunedì è il nuovo capo dei conservatori inglesi, e quindi il loro nuovo primo ministro. Cominciamo dal mio approccio per niente superficiale alla politica: quando a fine luglio ho ritagliato quell’articolo su Liz Truss volevo vedere che faccia avesse, e cercandone le foto d’archivio la prima cosa che ho notato è quanti colori di capelli avesse cambiato. Ho pensato: ah, un altro caso Hillary Clinton. Se eravate vive negli anni Novanta ve ne ricorderete: i giornali pubblicavano pagine di foto coi cambiamenti di pettinatura di Hillary; se eravate vivi negli anni Novanta non ve ne sarete accorti: erano cambiamenti troppo impercettibili per lo sguardo maschile.

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Olena Zelenska: come un’autrice comica divenne la first lady ucraina

di Marta Allevato (agi.it, 14 settembre 2022)

Tra i banchi del Parlamento Ue, dove oggi è stata ospite d’onore del discorso sullo Stato dell’Unione di Ursula von der Leyen, la first lady ucraina Olena Zelenska conferma il suo ruolo di “ambasciatrice” di Kiev sulla scena internazionale. Laddove il marito Volodymyr Zelensky – il comico diventato leader di guerra – rimane sul campo, intento a tenere alto il morale del popolo e delle truppe contro l’invasione russa, la moglie 44enne è uscita dall’ombra ed è diventata il volto delle sofferenze umane dell’Ucraina. Laureata in Architettura e sceneggiatrice di commedie, prima di diventare first lady Zelenska appariva raramente in pubblico: non dava interviste, aveva un profilo Instagram solo privato e lavorava dietro le quinte della società della casa di produzione Kvartal 95, co-fondata dallo stesso Zelensky e che sta dietro alla serie di successo che lo ha portato alla ribalta, Servo del popolo.

Ph. Frederick Florin / Afp

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Il video di Di Maio come Baby in “Dirty Dancing”

(ilpost.it, 14 settembre 2022)

Mercoledì il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è stato a pranzo in una celebre trattoria di Napoli [Nennella – N.d.C.], molto nota per il suo ambiente scanzonato e chiassoso, con i camerieri e il resto del personale che interagiscono volentieri con i clienti, prendendoli in giro, facendoli cantare e coinvolgendoli in balli e attività solitamente poco comuni in un ristorante. Lo hanno fatto anche con Di Maio, apparso bendisposto a scherzare con loro, ma anche a cantare alcune canzoni neomelodiche e a fare una serie di altre cose nello spirito del posto. Tra queste, è stato molto condiviso e commentato il video del momento in cui Di Maio ha partecipato a una delle abitudini della trattoria, mettendosi nei panni di Baby, la protagonista del celebre film del 1987 Dirty Dancing.

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La polemica su Laura Pausini e “Bella ciao”

di Gabriele Fazio (agi.it, 14 settembre 2022)

«È una canzone molto politica e io non voglio cantare canzoni politiche», così Laura Pausini ha risposto al conduttore di El Hormiguero, un programma d’intrattenimento musicale che la ospitava in qualità di giudice di La Voz, versione spagnola di The Voice. Una risposta che ha immediatamente fatto scattare una bufera sui social, una netta spaccatura alimentata forse dall’intervento di Matteo Salvini che si è congratulato con la cantante di Faenza per quella che ha ritenuto essere una presa di posizione. Una bufera che ha costretto la stessa Pausini a intervenire sulla vicenda con un tweet che avrebbe dovuto calmare le acque, ma non è servito a granché: «Non canto canzoni politiche né di destra né di sinistra. Quello che penso della vita lo canto da 30 anni. Che il fascismo sia una vergogna assoluta mi pare una cosa ovvia. Non voglio che qualcuno mi usi per fare propaganda politica. Non inventate ciò che sono».

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La musica e la sua Queen

di Stefano Pistolini (ilfoglio.it, 14 settembre 2022)

Il rapporto tra il britpop, per decenni una delle più floride industrie britanniche, e la monarchia è stato sempre questione di cromosomi o, se volete, di ereditarietà: la regina come presenza immanente ed eterna, istituzione stabile e perenne. Motivo per cui l’attenzione degli spiriti modernisti della musica di rado s’è occupata del soggetto, se non in casi di esasperazione, attribuibili più a una reazione psicologica che a un reale fronteggiamento politico, più alla percezione di una sottomissione a una madre repressiva che a un’effettiva concezione antimonarchica. Poi la cosa si è sempre sfumata, con la regina Elisabetta tornata al suo posto come presenza inevitabile e guardata perfino con affetto, confortante icona di quell’identità nazionale satiricamente battezzata “Little Britain”.

Ph. Dave Thompson / Wpa Pool – Gi

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