Archivio mensile:Agosto 2022

Rita dalla Chiesa salta il “Grande Fratello Vip” per candidarsi con Forza Italia

(corriere.it, 22 agosto 2022)

Rita dalla Chiesa ha scelto la sua strada, e non è quella del Grande Fratello Vip. Non è stato ancora ufficializzato, ma sembra proprio che la figlia del generale Carlo Alberto dalla Chiesa abbia scelto di candidarsi con Forza Italia. Questa mattina Silvio Berlusconi ha chiuso le liste, e pare che correrà per la Puglia. Niente è ancora ufficiale, ma si tratta solo di una questione di tempo. Entro la giornata sarà necessario consegnare l’elenco dei candidati al Viminale, e il nome della conduttrice e giornalista dovrebbe apparire nella lista. Pare sia candidata in un seggio uninominale in Puglia e in Liguria per il proporzionale. La dalla Chiesa dice quindi sì alla politica dopo il rifiuto del 2016 di candidarsi a sindaco di Roma. Questo comporta l’inevitabile rinuncia alla prossima edizione del Grande Fratello Vip, che inizierà il prossimo 19 settembre su Canale 5.

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La perquisizione nella casa di Trump apre una fase nuova e spaventosa

di Tim Alberta (The Atlantic / internazionale.it, 18 agosto 2022)

Se Donald Trump ha commesso reati mentre abbandonava la Casa Bianca dovrebbe ricevere lo stesso trattamento di qualsiasi altro presunto criminale. Il motivo è semplice. Come disse John Adams, il nostro è un governo delle leggi, non un governo degli uomini. Nessuno, nemmeno un presidente, è al di sopra della legge. Ma allora perché mi sono sentito turbato osservando i servizi sulla perquisizione dell’Fbi a Mar-a-Lago? Probabilmente perché questo Paese si sta avvicinando a un livello di violenza politica mai visto dopo la Guerra Civile. Per chiunque abbia trascorso un po’ di tempo negli spazi fisici e virtuali della destra americana, questo fatto è evidente. Andate a una fiera delle armi. Visitate una chiesa di destra. Partecipate a un raduno di Trump. A prescindere dalle circostanze, le profezie sul giorno del giudizio si ripetono costanti. E fanno paura.

Ph. Giorgio Viera / Afp

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Il vero problema degli scienziati che si candidano in politica

di Enrico Bucci (ilfoglio.it, 18 agosto 2022)

Durante le prossime elezioni, assisteremo a un fenomeno nuovo, o perlomeno a un fatto che si verifica a una scala prima non osservata: la presenza di candidati scelti fra le fila della comunità scientifica, in opposizione a una congerie più vasta del solito di candidati provenienti dall’area di chi invece alla scienza si oppone, e vorrebbe sostituirvi la propria credenza preferita (o, per meglio dire, il proprio insieme di cospirazioni alternative). Non mi occuperò di questi ultimi, che hanno rotto gli argini della decenza dai tempi in cui il MoVimento 5 Stelle ha imbarcato i sostenitori espliciti di ogni sorta di sciocchezze, purché fossero una manifestazione di opposizione a quanto fatto dai loro predecessori; non me ne occuperò, anche se, senza dubbio, pure in questo caso si osserva nel momento attuale un fenomeno che agisce su scale ben diverse da quelle sin qui viste, con intere liste fondate in aperta contrapposizione alle “verità ufficiali”, al “sistema”, e in supporto di ogni sorta di castroneria utile a scaldare gli animi.

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Il “Grande Fratello dei politici”: perché non trasformare direttamente le elezioni in un reality?

di Giulia Carcasi (tpi.it, 16 agosto 2022)

Un tempo l’avremmo chiamata “campagna elettorale”, ma negli ultimi anni c’è stata una tale rivalutazione della campagna e una tale svalutazione delle elezioni, che accostare i due termini risulta stridente. Di certo nei partiti non si respira più l’aria salubre dei terreni rurali, né s’intravedono le cime dei paesaggi montani. Assomiglia piuttosto a un “mare elettorale” la massa informe nella quale sguazzano politici di specie diverse, boccheggiando ininterrottamente, come se vincesse chi ha più voce: tutti i “fiumi di parole” dei Jalisse sono confluiti in questo mare. Come un’onda, anche la messa in onda è implacabile: “Un posto in Parlamento” è la soap opera dell’estate, trasmessa a reti unificate, ventiquattro ore su ventiquattro. Certi senatori sembrano diventati “senattori”, consumati divi alla conquista dell’elettorato tramite i trucchetti del mondo dello spettacolo: la suspense, il colpo di scena…

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Rapper pro-Putin riapre le ex caffetterie Starbucks in Russia

(huffingtonpost.it, 19 agosto 2022)

Si chiama Stars Coffee la catena russa che prende il posto del colosso americano del caffè Starbucks, che ha abbandonato la Russia a causa del conflitto ucraino. Il primo locale di Stars Cofee ha aperto i battenti nelle scorse ore a Mosca con lo slogan “Bucks è andato, le stelle sono rimaste”. “Perché Stars? Perché il nuovo brand riunisce le star della gastronomia”, spiegano in un comunicato il rapper russo Timati e il ristoratore Anton Pinski che, a fine luglio, hanno acquisito i 130 ristoranti Starbucks in Russia. Timati, il cui vero nome è Timur Yunusov, è un accanito sostenitore del presidente russo Vladimir Putin e si è autodefinito amico del leader ceceno Ramzan Kadyrov: a riportarlo è il Guardian. Nel 2015, il rapper ha pubblicato una canzone intitolata My best friend is Vladimir Putin, che descrive il presidente come un “supereroe”.

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Musica e politica: storia di canzoni negate

di Chiara Pizzimenti (vanityfair.it, 6 agosto 2022)

La questione non ha confine né latitudine. In campagna elettorale la musica è fondamentale: trascina. Gli esperti di politica e comunicazione lo sanno: un tormentone, una canzone impegnata, un classico, ognuna può far presa in maniera diversa e portare avanti i candidati. Solo che non sempre chi quelle canzoni le canta e le ha portate al successo è pronto e felice di vederle usare per scopi propagandisti. Ultimo caso La Rappresentante di Lista contro Matteo Salvini. L’oggetto del contendente è la canzone Ciao ciao, tormentone che viene dal Festival di Sanremo. Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina segnalano in un tweet: «Ci arriva voce che al comizio di S4lvini il dj abbia messo #ciaociao. La nostra maledizione sta per abbattersi su di te, becero abusatore di hit».

LaPresse

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In Iowa si è rigiocata la partita di baseball al “campo dei sogni”

(ilpost.it, 12 agosto 2022)

Si è giocata nella notte tra giovedì e venerdì la partita di Major League Baseball ospitata al “Field of Dreams” di Dyersville, in Iowa, il luogo in cui negli anni Ottanta venne girato l’omonimo film con protagonista Kevin Costner, in Italia distribuito con il titolo L’uomo dei sogni. L’anno scorso la prima edizione fu disputata dai New York Yankees e dai Chicago White Sox, che furono introdotti dallo stesso Costner e fecero un suggestivo ingresso in campo sbucando dalle pannocchie come in una delle scene del film. Quest’anno è toccato ai Cincinnati Reds e ai Chicago Cubs, e anche loro hanno fatto il loro ingresso uscendo dai campi di granoturco dopo una lunga introduzione incentrata sul rapporto tra padri e figli a cui hanno partecipato anche Ken Griffey e Ken Griffey Jr., padre e figlio che il 31 agosto 1990 si ritrovarono sullo stesso campo da gioco con la stessa divisa dei Seattle Mariners.

Gordon Company / Universal Pictures

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Lo sport in Ungheria non è solo soft power

di Andrea Trapani (ilfoglio.it, 30 luglio 2022)

L’Ungheria è la nazione non organizzatrice di Giochi Olimpici che ha vinto più medaglie. Un record sconosciuto ai più ma che è la base migliore per raccontare il rapporto tra lo sport e la forte identità ungherese che, in questi anni, è spesso in primo piano nelle cronache internazionali. Un percorso nello sport magiaro attiva tanti ricordi, a partire dal mito della “Aranycsapat”, la squadra d’oro, quella nazionale di calcio invincibile che non vinse mai (quasi) niente, fino al dominio nella pallanuoto e nella scherma. Gli atleti ungheresi hanno vinto un totale di 512 medaglie ai Giochi olimpici estivi e 10 ai Giochi olimpici invernali. Tutto questo nonostante la geografia, almeno in teoria, non aiuti: novantatremila chilometri quadrati e quasi dieci milioni di abitanti, eppure si parla di una potenza dello sport in rapporto alla sua piccola dimensione.

LaPresse

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Centinaia di dipendenti di TikTok lavorano o hanno lavorato per lo Stato cinese

di Irene Doda (wired.it, 12 agosto 2022)

Centinaia di dipendenti di ByteDance, la compagnia che controlla TikTok, hanno lavorato o lavorano tuttora per media e pubblicazioni dello Stato cinese, almeno secondo i loro profili LinkedIn. A rivelarlo è un’inchiesta di Forbes. Tra queste organizzazioni compaiono Xinhua News Agency, China Radio International e China Central / China Global Television, identificate dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti come foreign missions, ovvero enti “sostanzialmente di proprietà e di fatto controllati da un governo straniero”. Cinquanta tra i profili identificati appartengono a persone che lavorano direttamente su TikTok in varie aree, tra cui policy, strategia, monetizzazione e localizzazione dei contenuti. Tra questi, c’è anche un “content strategy manager” che in passato è stato corrispondente in capo per Xinhua News. Un altro dipendente, ora vice capo delle media partnership di ByteDance, ha precedentemente ricoperto il ruolo di social media manager del sito china.org.cn, un portale gestito dallo Stato cinese che diffonde sui social media post con titoli come L’entusiasmo per i diritti umani non fa bene né agli Stati Uniti né alla Cina.

Solen Feyissa / Unsplash

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I politici non dovrebbero stare sui social, ma perché trascurano TikTok?

di Guia Soncini (linkiesta.it, 5 agosto 2022)

Partiamo dalla fine (decidete voi la fine di cosa), ovvero da: se le tue proposte elettorali sono dare soldi ai diciottenni e il voto ai sedicenni, dove le comunichi? Nel posto più frequentato da sedicenni e diciottenni, che (purtroppo) non è più l’oratorio e (per fortuna) non è mai stato Twitter. Il posto più frequentato dai ragazzini (ma anche dagli adulti attenti ai fenomeni in ascesa) è TikTok. Enrico Letta non ha un account su TikTok, e questo sarebbe quasi tutto quel che ho da dire su questa campagna elettorale. Poiché Linkiesta pretende che scriva più di cinque righe, aggiungerò un paio di dettagli. Il primo è che su TikTok non ci sono neanche Matteo Renzi e Carlo Calenda. Il secondo è che la ragione per cui me ne sono accorta è che volevo che questo articolo parlasse del fatto che i politici italiani passano troppo tempo sui social.

Florian Schmetz / Unsplash

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