Archivio mensile:Giugno 2022

Gli abiti di Catherine Walker che legano Kate a Diana

di Giorgia Olivieri (vanityfair.it, 20 marzo 2022)

Non si tratta solo di creare vestiti belli ma anche di disegnare abiti confortevoli, eleganti, attenti all’etichetta e all’occasione. Questo è ciò che viene richiesto a una maison quando viene chiamata da una casa reale. È un patto che diventa un vero e proprio sodalizio, con le sue croci e le sue delizie. Sono molto diversi tra loro gli stilisti che lavorano con regine di oggi e di domani. Edouard Vermeulen, designer della casa di moda Natan, considera la regina Mathilde come una di famiglia. Claes Iversen, uno dei designer preferiti di Maxima dei Paesi Bassi, è discreto per quanto riguarda il suo rapporto con la regina, ma questo non vuol dire che non possa avere una sua popolarità anche attraverso passaggi in reality show.

Ph. Tim Graham / Photo Library via Getty Images

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Il pop filosofico e militante degli Scritti Politti

di Daniele Cassandro (internazionale.it, 8 marzo 2022)

Gli Scritti Politti si formano nel 1977 a Leeds, nel Regno Unito. Inizialmente non sono neanche una band: sono un collettivo comunista composto da studenti d’arte, attivisti e squatter. Il nome che si scelgono è ispirato agli Scritti politici di Antonio Gramsci. Green Gartside, gallese e fondatore di quella che si stava trasformando in una band post punk, inventa un nome che, pur richiamandosi agli scritti di Gramsci ricordava anche Tutti frutti di Little Richard. Nella bizzarria di questo nome ci sono tutte le contraddizioni e il fascino degli Scritti Politti: un po’ intellettuali organici e un po’ pop star. I primi Scritti Politti partono dal punk ma le loro canzoni sono infarcite di riferimenti a Marx, Bakunin, Derrida, Deleuze e Lacan. Insomma fanno casino, ma un casino concettuale.

Pictorial Press Ltd / Alamy

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Dopo 41 anni è libero l’uomo che sparò a Reagan

(agi.it, 16 giugno 2022)

John Hinckley, l’uomo che nell’81 tentò di uccidere il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, è un uomo completamente libero. Lo ha deciso il giudice distrettuale Paul Friedman, che ha disposto il rilascio oggi. “Dopo 41 anni 2 mesi e 15 giorni, FINALMENTE LIBERO!!!”, ha scritto Hinckley su Twitter. Il giudice aveva già approvato a settembre un accordo raggiunto tra il dipartimento di Giustizia e lo stesso detenuto sulla base di un rilascio senza condizioni e senza restrizioni. Il 30 marzo 1981 Hinckley tentò di assassinare Reagan di fronte all’ingresso dell’Hilton di Washington. Il presidente venne raggiunto da un proiettile, mentre rimase ferito più gravemente il suo portavoce, James Brady, poi rimasto parzialmente paralizzato. Hinckley venne arrestato subito dopo.

Getty Images

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Ursula von der Leyen ha fatto capire col suo vestito come la pensa sull’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea

(ilpost.it, 17 giugno 2022)

Venerdì mattina c’è stata una riunione della Commissione Europea in cui è stata presa in esame la richiesta dell’Ucraina di ottenere lo status di Paese candidato a entrare nell’Unione Europea. Come previsto, la Commissione ha dato un parere positivo (lo status di candidato è, infatti, solo il primo passaggio di un processo molto più lungo e complicato). A conferma della posizione della Commissione, la presidente Ursula von der Leyen ha scelto di indossare un abito che, tra giacca e camicia, mostra i colori della bandiera ucraina. Von der Leyen è da tempo una sostenitrice dell’ingresso dell’Ucraina nell’Unione, e di recente aveva detto che il Paese appartiene «alla famiglia europea».

Ph. Geert Vanden Wijngaert / Ap

Le notizie sono conigli (e lo storytelling è la lattuga): la lezione di Frank Rose

di Andrea Cauti (agi.it, 11 giugno 2022)

Raccontare storie sembra sia diventato l’unico modo per fare comunicazione oggi, avvicinando – e a volte facendo interagire in maniera anche incestuosa – mondi tra loro diversi e lontani: pubblicitari, creativi, scrittori, sceneggiatori, programmatori, giornalisti. Una volta si faceva pubblicità dicendo che un brand è buono. A volte, negli Stati Uniti, si diceva che altri brand erano cattivi. E ancora: un tempo si promuoveva un film facendo tour mondiali con i protagonisti, mandando in onda trailer e regalando gadget. I videogiochi erano pubblicizzati in ambienti di nicchia, nei grandi raduni, promossi con gadget e con pupazzi che rappresentano i vari eroi. E poi c’è il mondo del giornalismo, dove la notizia era ciò che contava e dove il lettore si catturava con un titolo accattivante, con un articolo ricco di particolari e rivelazioni, e con la serietà del giornalista.

Ph. Jonathan Bachman / Reuters

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La fine delle challenge sui social

(ilpost.it, 27 maggio 2022)

Le riflessioni sull’evoluzione dei social media nell’ultimo decennio si concentrano sulle trasformazioni relative sia agli aspetti più tecnici e strutturali delle piattaforme, cioè al modo in cui funzionano, sia alla composizione demografica dell’utenza. Sono in genere trasformazioni progressive o comunque i cui effetti non si manifestano immediatamente: è insomma molto difficile notare, prima che sia passato un certo lasso di tempo, cosa e quanto sia cambiato in ambienti virtuali frequentati ogni giorno da milioni di persone. Uno degli aspetti che rendono oggi i social media molto diversi da ciò che erano negli anni passati, uno tra i tanti, è la progressiva scomparsa delle cosiddette “challenge”: azioni di gruppo o anche individuali oggetto di video che diventavano in breve tempo virali e finivano per essere replicate migliaia di volte coinvolgendo un numero elevatissimo di persone diverse tra loro, anche per stratificazione sociale e per provenienza.

Ph. Clive Mason / Getty Images

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L’infowar di Putin

di Maurizio Stefanini (linkiesta.it, 10 giugno 2022)

La guerra guerreggiata all’Ucraina è stata preceduta ed è accompagnata da una guerra cognitiva. Una “infowar” che la Russia ha combattuto contro l’Occidente, e di cui è stata obiettivo anche l’Italia. Divampano ora le polemiche sui simpatizzanti o propagandisti di Putin, e sul fatto se sia o no legittimo fare “liste di proscrizione”, ma – ad esempio – fu la Polizia Postale ad accertare che la notte tra il 27 e il 28 maggio 2018 si erano attivati all’improvviso quattrocento profili Twitter, fino ad allora dormienti, per scatenare, con centinaia di messaggi di insulti, richieste di impeachment del presidente Mattarella. E il tutto era stato ricondotto alla cosiddetta “Fabbrica di Troll”: quella Internet Research Agency, con sede al numero 55 di Via Savushkina a San Pietroburgo, che impiega decine di persone per immettere contenuti sui social 24 ore su 24, e il cui patron è Evgeny Prigozhin, l’oligarca famoso come “cuoco di Putin”.

Israel Palacio / Unsplash

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Gianluca Vacchi, mai un raffreddore

di Stefano Ciavatta (esquire.com, 7 giugno 2022)

Ci siamo. È arrivata la fase da venerato maestro anche per Gianluca Vacchi, imprenditore bolognese, creator digitale, influencer da 40 milioni di follower, per molti solo “quello dei balletti” o semplicemente “un morto di fama”, da ultimo anche deejay al Tomorrowland e all’Amnesia di Ibiza, “celebrità su Internet” sintetizza Google. Con il documentario Mucho Mas prodotto da Nicola Giuliano, premio Oscar per La grande bellezza, Vacchi ha chiuso il cerchio del suo storytelling dorato. Ora è in orbita Prime Video come i Ferragnez e Sfera Ebbasta: that’s Italy. Tra gli animali sociali digitali Vacchi è il primo crack nel suo genere, vale a dire il filone del costume nazionale dei dispenser di leggerezza, gli stakanovisti della fabbrica di felicità e acqua calda. “Me ne vado a fare il guru” diceva Riccardo Pazzaglia.

Prime Video

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Home tour e altre sciocchezze: la società dei politici obbligati a usare trucchetti social per non sparire

di Guia Soncini (linkiesta.it, 10 giugno 2022)

Questa è la storia del presidente degli Stati Uniti d’America. Anzi, no: è la storia del presidente della regione Emilia-Romagna e del sindaco di Bologna. Anzi, no: è la storia d’un influencer qualunque. Ma, diranno i miei venticinque lettori, ci sta dunque dicendo che i tre politici elencati sono degli influencer qualunque? No, cioè sì (certo che lo sono, siamo tutti aspiranti influencer), ma voglio proprio raccontarvi la storia d’un influencer qualunque, di quelli pagati dalle aziende per dire quanto sono buoni i tali beveroni dietetici o i talaltri alberghi a sette stelle. Un giorno l’influencer è di malumore: le sue storie fanno poche visualizzazioni. Ha provato tutti i trucchi che in genere attirano pubblico. Il cane coccoloso. I luoghi di vacanza fotogenici. I monologhi dolenti su qualche dramma familiare, vero o immaginario, trauma infantile, vero o immaginario, problema di salute, vero o immaginario.

Creative Christians / Unsplash

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Il discorso di Matthew McConaughey alla Casa Bianca sulla strage di Uvalde

(ilpost.it, 8 giugno 2022)

Martedì l’attore americano Matthew McConaughey, premio Oscar nel 2014 per il film Dallas Buyers Club, ha parlato alla Casa Bianca della grave strage dello scorso 24 maggio nella scuola elementare di Uvalde, in Texas, in cui sono stati uccisi 19 bambini e 2 insegnanti. McConaughey, che è nato proprio a Uvalde, ha tenuto un discorso appassionato in cui ha mostrato foto e disegni di alcuni dei bambini uccisi, indicando anche un paio di Converse All Star verdi che indossava una bambina durante la strage, e spiegando che era stato possibile identificarla solo grazie a quel paio di scarpe. Nel suo discorso, seguito a un breve incontro col presidente degli Stati Uniti Joe Biden, McConaughey ha invocato una riforma delle leggi sul possesso di armi, sostenendo che servano più controlli per capire a chi vengono vendute e che sia necessario innalzare l’età minima per l’acquisto dei fucili semiautomatici AR-15 – il tipo usato nella strage di Uvalde – a 21 anni.

Ph. Evan Vucci / Ap

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