Archivio mensile:Gennaio 2022

Altro che rockstar, oggi abbiamo solo vetrinisti da Instagram

di Guia Soncini (linkiesta.it, 18 gennaio 2022)

Insomma pare ci sia il ritorno delle rockstar (no, non è un editoriale su Silvio al Quirinale). Non nelle canzoni, figuriamoci, le canzoni ormai sono solo televendite, e io canticchio da un mese «Vuitton e Prada non contan nada se tu non sei con me». Come stile di vita (quindi forse sì, è un editoriale su Silvio al Quirinale). Dice l’autorevole Guardian, in un articolo così pieno di refusi che neanche un comunicato delle Brigate Rosse, che la storia tra Megan Fox e Machine Gun Kelly è il ritorno dell’estetica delle rockstar. Lei ero convinta di ricordarmela: ma certo, era quella dello spot dei telefoni, l’unico modo per risultare memorabili al pubblico italiano (e invece macché, quella è Megan Gale: Megan Fox chissà come ci è finita, nell’impolverato sottoscala dei nomi a me noti); lui l’ho dovuto cercare su Google – pare sia rapper – ma se s’è scelto quel nome d’arte mi pare chiaro che non voleva fare carriera nel campo dei dipinti a olio.

Ph. Nicolò Campo / LaPresse

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Così “Matrix” ha influenzato la cultura di massa

di Mattia Giusto Zanon (ilfoglio.it, 3 gennaio 2022)

Da quando nel 1999 Neo, messo di fronte alla scelta tra pillola rossa e pillola blu, scelse la prima, qualcosa è cambiato, nel cinema e nel mondo. Un punto fermo nella galassia della cultura pop. Un prima e un dopo. Colpa degli ingredienti di quel film, Matrix: una miscela unica di fantascienza cyberpunk, thriller ma anche drammi esistenziali strabilianti e profondi. La narrazione ambiziosa è stata eguagliata da immagini lussureggianti, che hanno immediatamente edificato un immaginario preciso: linee verdi gocciolanti di codice informatico, uno scenario post-apocalittico di umani-batteria racchiusi in capsule e protagonisti androgini che sfoggiano guardaroba virtuali con sfumature sadomaso mentre sfidano le leggi della Fisica per schivare i proiettili.

Warner Bros

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Bisogna salvare la musica country dall’appropriazione culturale dell’estrema destra

di Stefano Pistolini (linkiesta.it, 24 dicembre 2021)

Tra le cose che è ora di dire attorno all’America di oggi, se ci si concentra sull’ambito musicale, c’è quella che varrebbe la pena di misurare la temperatura della relazione tra country music e razzismo. Due episodi significativi possono essere la scintilla della riflessione. Il primo parla di Morgan Wallen, artista sconosciuto da noi, dove le sonorità country risultano incomprensibili al di fuori di una ristretta cerchia di cultori, ma autentica superstar oltreoceano. Wallen è di quelli che riaggiorna il filone “outlaw” del country, quello suonato e cantato da personaggi irregolari, anarchici e con un palese penchant per le trasgressioni. Ma lui piace, e moltissimo, nel tempo in cui il country più che mai in passato è divenuta musica identitaria di chi non ne vuole sapere di rinunciare all’America che torni grande riproducendo un modello immaginario del passato.

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Come andrà a finire questa storia di una donna al Quirinale

di Antonio Gurrado (ilfoglio.it, 6 gennaio 2022)

Questa storia di una donna al Quirinale è una vertigine definitoria che rischia di prenderci la mano. Parte infatti dall’assioma non verificato secondo cui una generica donna presidente debba per forza essere meglio di ciascuno dei nomi maschili che vengono avanzati ormai da settimane, mesi. Prosegue con la fallacia secondo cui, dopo tot presidenti maschi, adesso tocchi a una donna qualsiasi, come se la carica dovesse essere assegnata secondo una turnazione fra categorie (secondo la stessa logica, a questo punto potrebbe toccare anche a un sacerdote, a un punk, a un vigile urbano, a una persona con la barba…).

Ph. Tristan Fewings / Getty Images

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Un albero tropicale si chiamerà DiCaprio

(agi.it, 11 gennaio 2022)

Un albero tropicale delle foreste di Ebo, in Camerun, recentemente scoperto, porterà il nome della star di Hollywood Leonardo DiCaprio, noto per il suo impegno a tutela dell’ambiente. Lo ha deciso un gruppo di scienziati dei giardini botanici reali (Rbg) di Londra, i Kew Gardens, e del National Herbarium del Camerun, che hanno voluto onorare l’attenzione rivolta da DiCaprio all’area protetta di Yabassi Key, all’interno della Ebo Forest, la cui biodiversità era stata minacciata da una concessione di disboscamento risalente al 2020. L’uvariopsis dicaprio è il nome scientifico assegnato all’albero tropicale, scoperto nella foresta camerunense, appartenente alla famiglia ylang-ylang.

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Berlusconi sogna il Colle come Oscar alla carriera

di Sofia Ventura (huffingtonpost.it, 12 gennaio 2022)

Vi è qualcosa di tragico nella mossa di Silvio Berlusconi per impedire l’ascesa di Mario Draghi al Quirinale, nelle parole che ha lasciato trapelare poco prima della conferenza stampa di lunedì sera del capo del governo. Parole con le quali ha voluto avvertire che senza Draghi Forza Italia non si sentirebbe più impegnata a far parte della maggioranza e, anzi, si sfilerebbe. La tragedia è in un uomo che si vede solo con i suoi occhi e il cui sguardo non riesce ad andare oltre gli specchi ingannatori che gli porgono coloro che lo circondano. E per questo ritiene la propria candidatura giusta e opportuna.

Ph. Valerio Pennicino / Getty Images

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La Serbia è Novak, Novak è la Serbia

di Antonella Piperno (agi.it, 12 gennaio 2022)

Tra Grande Slam e Grande Serbia, Novak Djokovic potrebbe avere già scelto. A fornire la chiave di lettura dell’intricata vicenda tennistica, sanitaria e politica di cui Nole è protagonista assoluto in Australia, ci ha pensato suo padre Srdjan, qualche giorno fa, in un incontro stampa. “La Serbia è Novak, Novak è la Serbia” ha tuonato Djokovic senior. Non una frase buttata lì, se si pensa che la popolarità del numero uno del tennis mondiale nel suo Paese non ha eguali e non da un giorno. Una sovrapposizione fra personaggio e nazione che esce decisamente rafforzata, per quanto riguarda il caso Australia, e a cui si potrebbe pensare che il tennista numero uno del mondo abbia guardato dal primo momento.

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La regina Elisabetta ha scritto alla bambina americana che si veste come lei

di Roberta Mercuri (vanityfair.it, 5 gennaio 2022)

Dopo che Harry e Meghan Markle, nella famosa intervista bomba ad Oprah Winfrey, avevano fatto a pezzi la royal family accusandola persino di razzismo, la popolarità dei Windsor negli Stati Uniti era colata a picco. È bastata la tenera risposta della regina Elisabetta II a una bambina che si veste come lei per cambiare tutto. Lo scorso ottobre, i genitori di Jalayne Sutherland, bimba di un anno dell’Ohio, hanno inviato a Buckingham Palace una foto della figlia vestita come la sovrana, con tanto di corgi ai suoi piedi. A scegliere la mise era stata la madre Katelyn: cappellino con fiori e cappottino azzurro, parrucca bianca, guanti, collana di perle, e l’immancabile borsetta.

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L’altra cosa successa il 6 gennaio 2021 a Washington

(ilpost.it, 7 gennaio 2022)

Il 6 gennaio 2021 a Washington, negli Stati Uniti, poco prima che i sostenitori di Donald Trump entrassero con la forza nella sede del Congresso, un gruppo di agenti di polizia e dell’Fbi trovò e disinnescò due bombe artigianali sotto gli uffici degli organi principali dei due partiti americani, quello Democratico e quello Repubblicano. La notizia finì rapidamente in secondo piano, scalzata dalle violenze in corso qualche chilometro più in là. E mentre, a distanza di un anno, sappiamo quasi tutto sull’attacco al Congresso, dopo innumerevoli inchieste giornalistiche sul tema e più di settecento persone incriminate dalle autorità federali, non si può dire la stessa cosa delle due bombe artigianali.

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Tutte le sfide del calcio africano

di Vincenzo Giardina (internazionale.it, 8 gennaio 2022)

Chissà cosa ne penserebbe Fantamady, la ragazza fulani che diede lustro al calcio del Camerun. Qualche lettore di Alain Mabanckou si ricorderà di lei e dei rimproveri di suo padre, che quando il caldo diventa soffocante si stende sotto il grande albero di khaya. Per lei niente bambole, ma un pallone nel cortile assolato. E che giocate, fino alla finale con il Canon Yaoundé, la squadra della Capitale: “Siccome non poteva arrivarci di testa, offrì il petto. E la tetta sinistra, appuntita come un giavellotto, scaraventò il pallone nella porta avversaria”. Gol, fantasie e ricordi si intrecciano parlando al telefono con Eugène Ébodé, autore di La tétonnade, uno dei racconti dell’antologia calcistica di Mabanckou, La felicità degli uomini semplici.

Ph. Kenzo Tribouillard / Afp

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