Archivio mensile:Maggio 2021

Una politica appesa a Fedez

di Mauro Suttora (huffingtonpost.it, 2 maggio 2021)

Ricordavo la deliziosa Ilaria Capitani portavoce di Walter Veltroni nel 2007, quando intervistai l’allora sindaco di Roma. Mai avrei immaginato si trasformasse in feroce belva della censura contro tal Federico Lucia da Buccinasco, tatuatissimo cantante con faccia e voce attraenti quanto quelle di Morgan. C’eravamo liberati da appena una settimana di Grillo, suicidatosi col video sugli stupri, mo’ ecco Fedez. L’ennesimo famoso solo per essere famoso (trovate qualcuno che sappia canticchiare qualche sua canzone) che pretende di comiziare di politica coi miei soldi (via Rai). Anche Celentano sproloquiava, ma almeno lui aveva all’attivo decenni di inni ecologisti.

Agf – Ansa
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Quando l’indignazione conviene agli algoritmi

di Ezra Klein (internazionale.it, 2 maggio 2021)

A marzo Alexi McCammond, da poco nominata direttrice della rivista Teen Vogue, si è dimessa per le polemiche su una serie di tweet offensivi che aveva scritto dieci anni fa, quando aveva diciassette anni. A gennaio Will Wilkinson ha perso il suo lavoro di vicepresidente del Niskanen Center, un centro studi conservatore, per un tweet satirico in cui diceva in modo ironico che i repubblicani volevano impiccare Mike Pence, che allora era vicepresidente degli Stati Uniti; Wilkinson è stato sospeso anche dal suo incarico di editorialista del New York Times. Discutere se queste sanzioni siano state giuste o meno è sbagliato, perché non si è trattato di verdetti ponderati presi nell’interesse della collettività, ma di azioni di aziende che fanno i propri interessi, e che hanno deciso che i loro dipendenti erano diventati un peso.

Getty Images
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Fedez gliene ha decantate quattro

di Guia Soncini (linkiesta.it, 2 maggio 2021)

Trenta primo maggio fa, nel 1991, Elio e le storie tese decidono di fare ciò che la platea dal vivo del primo maggio preferisce. Non canzoni, ma predicozzi di bene. Mentre elenca i guai del Paese, a un certo punto Elio incita la folla a cantare con lui «Ti amo, Ciarrapico» (se non vi ricordate chi fosse Ciarrapico è perché i cattivi che alla folla piace linciare scadono meno velocemente del latte fresco, ma più del tonno in scatola). La Rai nel secolo scorso sapeva fare la Rai, e certo non si metteva a telefonare a giovani tribuni della plebe in un’epoca in cui chiunque ha in casa telecamere e l’intenzione di usarle; certo non si metteva a supplicare continenza da gente il cui mestiere è prendere like con l’incontinenza.

Ph. David Laws / Unsplash
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Fare politica senza i like: comunicare come Draghi

di Nicola Bonaccini (huffingtonpost.it, 3 maggio 2021)

Vicini al traguardo dei 100 giorni, che spesso identificano il carattere di un esecutivo, e dopo un anno di pandemia in cui ci è apparso chiaro che “nulla sarà più come prima”, viene da chiedersi se anche la comunicazione politica ovvero i modi, gli stili e le tattiche dei nostri uomini e donne di Stato, dovrà cambiare per mantenere il contatto con le persone. Dal 13 febbraio, giorno dell’arrivo del “governo dei Migliori”, fiumi di inchiostro analogico e digitale sono scorsi per analizzare, e a volte riempire, quel silenzio così anomalo del premier Mario Draghi. Chi ingenuamente gli consigliava di scendere nell’agone mediatico “altrimenti qualcun altro colmerà il vuoto” e chi invece attribuiva significati a quell’assenza di parole definendolo addirittura, per citare Mario Ajello su Il Messaggero, silenzio eloquente.

Ph. Paolo Giandotti
Ph. Paolo Giandotti

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La decisione di Facebook sul ban di Trump cambierà per sempre i social network

di Viola Stefanello (wired.it, 24 aprile 2021)

Novanta giorni per prendere forse la decisione più complessa della propria carriera: era questa la sfida che si prospettava per l’Oversight Board, il colossale comitato di esperti assemblato da Facebook per valutare indipendentemente le proprie decisioni più controverse in materia di moderazione dei contenuti che si trova a dover decidere se riabilitare il profilo di Donald Trump. Il 45esimo presidente degli Stati Uniti è infatti stato espulso da Facebook e Instagram – oltre che da altre grandi piattaforme che non fanno capo a Mark Zuckerberg, come Twitter – dopo l’assalto al Campidoglio ad opera di centinaia di suoi sostenitori il 6 gennaio, che aveva portato a cinque morti.

Ph. Mike Kemp / In Pictures - Getty Images
Ph. Mike Kemp /
In Pictures – Getty Images

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Fedez usa la tv come Instagram e riesce a passare per imbavagliato

di Manuel Peruzzo (ilfoglio.it, 2 maggio 2021)

Ieri sera Fedez ha usato la televisione come fosse il proprio account Instagram. Durante l’esibizione al concerto del Primo Maggio su Raitre ha tirato fuori il discorso dalla tasca e ha annunciato: “Ho dovuto lottare però alla fine mi hanno dato il permesso”, che già non è una premessa da Martin Luther King. Dopo essersi rivolto a Draghi (“Caro Mario”) chiedendogli di occuparsi anche dei lavoratori dello spettacolo, è passato alla parte in cui i vertici Rai avrebbero, secondo lui, voluto censurare la parte che riguarda gli aforismi leghisti contro i gay, una serie di frasi che ti farebbero cacciare da qualsiasi reality show, che vanno da gay arrosto a vittime di aberrazioni della natura.

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Gli Oscar 2021 e la fine della fabbrica dei sogni

di Federico Pedroni (linkiesta.it, 28 aprile 2021)

Il destino ha voluto che la cerimonia di premiazione degli Oscar – rinviata causa pandemia alla fine di aprile dall’abituale posizione a cavallo tra febbraio e marzo – sia coincisa quest’anno con la tanto agognata riapertura delle sale cinematografiche italiane, almeno nelle Regioni gialle. Solitamente la consegna delle statuette rappresenta un momento di festa per gli esercenti di mezzo mondo, pronti a sfruttare il battage pubblicitario fatto di glamour e lustrini per riempire le sale con film più o meno grandi, capaci di attirare spettatori più o meno abituali. Quest’anno, però, come per tutto il resto anche per il cinema la situazione è radicalmente cambiata.

Ph. Chris Pizzello / Ap – Pool
Ph. Chris Pizzello / Ap – Pool

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Bufera su Pio e Amedeo: «Il politically correct ha rotto»

(repubblica.it, 1° maggio 2021)

Una bufera si è scatenata dopo che venerdì sera Pio e Amedeo, nell’ultima puntata del loro show Felicissima sera, si sono lanciati contro il “politically correct” con un lungo pezzo, una ventina di minuti, che ha puntato dritto al cuore della materia: «Ci vogliono far credere che la civiltà sta nelle parole, ma è tutto qua nella testa», ha detto Amedeo, «fino quando non ci cureremo dall’ignoranza di quelli che dicono con fare dispregiativo che è quello il problema, ci resta un’unica soluzione: l’autoironia». E da lì in poi i due comici hanno puntato il dito contro tutti gli stereotipi del politicamente corretto, passando per donne, ebrei, neri, fino ad arrivare agli omosessuali.

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La fastidiosa ingerenza della cultura woke nei film e nelle serie tv

di Riccardo Manzotti (linkiesta.it, 3 aprile 2021)

Uno spettro si aggira per il mondo e non è il comunismo, ma una ideologia che viene imposta dall’alto attraverso l’uso strumentale del mondo dell’immaginario, abusando dei nostri beneamati eroi ed eroine per trasformarli in venditori e insegnanti infallibili dei valori di questa ideologia. Dà fastidio? A molti. A me personalmente ne dà molto perché, concedetemelo, sono refrattario a chi cerca di cambiarmi sfruttando in modo subdolo il mondo della fantasia. Ma è proprio così? Diceva Agatha Christie che una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze fanno un indizio, ma tre coincidenze fanno una prova. E in questo caso non abbiamo solo tre coincidenze, ne abbiamo decine e decine. Di che parlo? Di una serie ininterrotta e patetica di vittime (per fortuna solo letterarie): da Star Trek a Star Wars, dal Doctor Who a Ghostbusters, da Supergirl a Batgirl.

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Matteo Renzi è diventato columnist di “Arab News”

di Gianmichele Laino (giornalettismo.com, 30 aprile 2021)

First reaction: shock. Shock because Matteo Renzi è diventato columnist di Arab News. Il leader di Italia Viva ha scelto la strada editoriale, proponendosi come contributor per la testata on line che è la numero uno, tra quelle in lingua Inglese, nel mondo arabo. L’articolo di Renzi parla della città di Al-Ula che l’ex presidente del Consiglio italiano paragona a Matera. La pubblicazione risale al 24 aprile, ma la notizia – in Italia – arriva soltanto nella giornata del 29 aprile. Una notizia che si inserisce in un filone che ha visto più volte l’ex sindaco di Firenze recarsi in Medio Oriente per partecipare a conferenze (nota quella del “Nuovo Rinascimento”, con il principe saudita Mohammed bin-Salman) o per visitare il paddock del Gran Premio del Bahrein.

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