Archivio mensile:Febbraio 2021

Ma Rainey, la madre del blues

di Giulio Pecci (esquire.com, 2 febbraio 2021)

Ma Rainey non può essere regina del blues. È un ruolo che intrinsecamente racchiude una sorta di distanza, un retaggio monarchico fastidioso ed elitario. Ma Rainey è la madre del blues: è allo stesso tempo sua sorella, sua figlia e sua madre. Si a(ni)mano a vicenda, l’uno è l’altro in modo indistinguibile, hanno fatto tutto mano nella mano senza mai dividersi – nel bene e nel male. Ma Rainey’s Black Bottom, film Netflix prodotto tra gli altri da Denzel Washington, narra questo rapporto simbiotico, meraviglioso e drammatico. E va oltre, dipingendo un affresco sorprendentemente accurato e profondo di uno dei passaggi più complessi e importanti della storia afroamericana. Il film, diretto da George C. Wolfe e illuminato dalle meravigliose interpretazioni di Viola Davis (nei panni della Rainey) e del compianto Chadwick Boseman (Levee, irrequieto trombettista dalla band), è tratto dall’omonima opera teatrale del premio Pulitzer August Wilson, considerato il più grande drammaturgo afroamericano della storia.

Netflix
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Dovremmo togliere Twitter a tutti i Capi di Stato?

(ilpost.it, 7 febbraio 2021)

È passato quasi un mese da quando il 9 gennaio Twitter aveva deciso di rimuovere il profilo del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in seguito ad alcuni suoi tweet che legittimavano l’attacco del 6 gennaio al Congresso. La decisione di Twitter ha fatto riemergere un dibattito che va avanti da tempo sui rischi che i social network diventino veicoli di propaganda politica, soprattutto se usati da politici di alto livello in maniera eccessiva e con toni aggressivi. Farhad Manjoo, editorialista del New York Times, si è chiesto se non sia più opportuno che a tutti i politici, e in particolare ai Capi di Stato e di governo, venga proibito l’utilizzo dei social network.

Afp
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L’allenamento “stile Rocky” di Kamala Harris

di Laura Salonia (iodonna.it, 12 febbraio 2021)

Kamala Harris, 56 anni, continua a darci buoni esempi, anche in fatto di attività fisica. La vicepresidente degli Stati Uniti è stata ripresa domenica mattina mentre si allenava sulle scale del Lincoln Memorial, a Washington, con suo marito Doug Emhoff. In mezzo alla gente come una persona qualsiasi, con una guardia del corpo che la seguiva da vicino. In leggins, giacca a vento, cappellino e coda, naturalmente con l’immancabile mascherina. E sui social si sono moltiplicati i post con le sue immagini mentre saltella agilmente su e giù dalla imponente scalinata. Un allenamento in stile Rocky, il celebre film con Sylvester Stallone (ma quelle erano le scale del Philadelphia Museum of Art). Ecco perché fare le scale è un ottimo esercizio per dimagrire e tenersi in forma.1_KamalaHarris_Rocky Continua la lettura di L’allenamento “stile Rocky” di Kamala Harris

Boris Johnson le prova tutte per dimagrire

(agi.it, 31 gennaio 2021)

È l’ultima moda di alcuni nutrizionisti, il “fasting diet”, il digiuno intermittente, e pare che il premier britannico Boris Johnson sia uno dei nuovi adepti: saltare pasti per perdere peso. Il premier cerca di dimagrire da quando, la scorsa primavera, è stato ricoverato perché ammalatosi di Covid-19 ed è finito in terapia intensiva. Una volta guarito, ha raccontato più volte come la sua difficoltà nel combattere il virus sia stata causata dall’essere “troppo grasso”. Da allora ha perso parecchi chili (ma non abbastanza), ha notevolmente aumentato l’attività fisica (viene spesso fotografato mentre fa jogging nei giardini di Buckingham Palace) e ha assunto un personal trainer.

Ph. Tayfun Salci / Anadolu Agency – Afp
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Morto Larry Flynt, il re del porno nemico di Trump

(repubblica.it, 10 febbraio 2021)

Larry Flynt, fondatore ed editore della famosa rivista a luci rosse Hustler, è morto a Los Angeles a 78 anni. Lo riporta il sito Tmz. Paralizzato dalla vita in giù a causa di un tentato omicidio nel 1978, Flynt è morto per problemi cardiaci. Il “re del porno” si era fatto conoscere per una serie di battaglie legali ispirate alla difesa della libertà di espressione, intendendo per questo anche la pornografia. Era stato spesso ai ferri corti con la destra religiosa e una volta aveva fatto causa al televangelista Jerry Falwell in un caso arrivato fino alla Corte Suprema. Quattro anni fa, dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, aveva lanciato la sua ultima sfida: aveva offerto 10 milioni di dollari “in contanti” a chi avesse fornito prove sufficienti per avviare la procedura di impeachment e cacciare il presidente dallo Studio Ovale.

Afp
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Trump bandito da Twitter per sempre

(lastampa.it, 10 febbraio 2021)

Gli “stop sono permanenti”: quando “si è rimossi dalla piattaforma si è rimossi a prescindere” dalla carica, ovvero “se si è un commentatore, un direttore finanziario, un attuale o un ex funzionario pubblico”. Lo afferma il chief financial officer di Twitter, Ned Segal, in un’intervista a Cncb, rispondendo a una domanda su Donald Trump. La risposta implica che anche nel caso in cui Trump dovesse ricandidarsi non avrebbe accesso al suo account. La sospensione permanente decisa dal social in gennaio è la sanzione più dura prevista da Twitter, che non si può aggirare, come spiegato nell’help center di Twitter.

Ph. Justin Sullivan / Getty Images
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La confortante afasia social di Mario Draghi

di Flavia Perina (linkiesta.it, 6 febbraio 2021)

A tre giorni dall’incarico a Mario Draghi, la politica italiana sembra già diventata più adulta. Nessuno dei già-consultati si è fatto il selfie con i corazzieri, nessuno è salito sul tetto di Montecitorio per la diretta Facebook, nessuno ha commissionato e pubblicato meme col draghetto Disney e la frase spiritosa. Restano le metafore da Mai Dire Gol (Draghi come Ronaldo, Draghi come Messi, Draghi come Baggio) ma vabbè, è il codice con cui comunicano i maschi italiani e dobbiamo sopportarlo. L’afasia social dei leader spiritosi, dei muscolari, dei sarcastici, degli specialisti in zuffe, sarà uno dei segni della prossima fase? Magari sì. È possibile che Mario Draghi faccia tendenza.

Unsplash
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Il giorno in cui i giornalisti italiani hanno deciso che Casalino era sputtanabile

di Guia Soncini (linkiesta.it, 5 febbraio 2021)

«Come lo vede er governo?». La domanda è del terzo tassista della giornata, quello alla fine della cui corsa rielaborerò il Mike Nichols di «il primo e il quarto matrimonio sono i migliori»: il terzo tassista è la più precisa chiave di decodifica della Roma che si rivolta contro chi ha troppo a lungo compiaciuto. S’i fossi Rocco, arderei le redazioni. Magari non con letteralismo neroniano, ma come si brasa la credibilità oggigiorno: lasciando filtrare conversazioni private. Quel che fino all’altro ieri non facevano con lui. Ieri, con velocità maggiorata (sarà il cambio di cavallo nell’epoca dell’instant messaging) rispetto a quando questo imbarazzante Paese passava dal tifo sotto al balcone al tifo contrario a Piazzale Loreto, i giornalisti italiani hanno deciso che Rocco l’intoccabile fosse divenuto sputtanabile.Casalino_il_portavoce Continua la lettura di Il giorno in cui i giornalisti italiani hanno deciso che Casalino era sputtanabile

La protesta in Myanmar s’ispira a un film di fantascienza

(agi.it, 6 febbraio 2021)

Cresce la tensione nel Myanmar. Oggi, a pochi giorni dal colpo di Stato da parte dell’esercito, migliaia di persone sono scese nelle strade di Yangon per protestare contro il golpe. “Abbasso la dittatura militare” e “La democrazia vincerà” sono tra gli slogan più intonati dai manifestanti. La polizia, in assetto antisommossa, ha bloccato le strade principali del centro della città. Nelle stesse ore, la giunta militare ha anche bloccato completamente Internet, dopo aver interrotto l’accesso a Facebook, Twitter e Instagram. L’oscuramento è stato deciso perché molti attivisti, impossibilitati a usare Facebook, si stavano rivolgendo alle altre piattaforme di messaggistica per scambiarsi informazioni ed esprimere il loro scontento per la presa del potere da parte dei militari e per invocare proteste.

Ph. Ye Aung Thu / Afp
Ph. Ye Aung Thu / Afp

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«Chi se ne frega!»: la lettera di dimissioni di Trump dal sindacato degli attori

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha scritto a Gabrielle Anne Carteris, attrice conosciuta per Beverly Hills 90210 e presidente dello Screen Actors Guild, sindacato statunitense che rappresenta oltre 160mila attori di cinema e televisione, per dimettersi prima che iniziasse un procedimento disciplinare per espellerlo per via del suo ruolo nell’attacco al Congresso statunitense del 6 gennaio, compiuto dai suoi sostenitori. Trump faceva parte del sindacato dal 1989.donald-trumps-letter-to-sag Continua la lettura di «Chi se ne frega!»: la lettera di dimissioni di Trump dal sindacato degli attori