Il cibo e il potere. Il cibo “è” il potere

di Fabrizio Gabrielli (esquire.com, 8 marzo 2024)

Uno dei passaggi de Il regno di questo mondo che mi ha fatto più esplodere il cervello quando l’ho letto per la prima volta è quello in cui Alejo Carpentier parla dei piatti del negro che venivano lodati «per l’abbondanza di carni nella sua olla podrida, quando voleva soddisfare l’appetito di uno di quei facoltosi spagnoli che venivano dall’altra parte dell’isola». Un cuoco, il negro, che «col suo alto berretto bianco in mezzo al fumo della cucina aveva un certo tocco privilegiato per preparare i vol-au-vent di tartaruga o decorare i piccioni au bois».

Continua la lettura di Il cibo e il potere. Il cibo “è” il potere

L’Istituto Luce, biografia visiva del nostro Paese

(ilpost.it, 28 aprile 2024)

Nel numero della rivista cinematografica Lo Schermo del luglio del 1936 l’avvocato e giornalista romano Luciano De Feo raccontava di quando, nei primi mesi del 1924, con alcuni amici aveva fondato «una piccola società anonima che affrontava, più con la forza dello spirito che dei mezzi finanziari e tecnici a disposizione, un programma ricco di ambizione: dar vita nell’Italia Fascista ad un movimento di cultura a mezzo del cinema». La società che citava De Feo era quella da cui di lì a poco nacque l’Istituto Luce, considerato la più antica istituzione pubblica destinata alla diffusione del cinema (che era nato una trentina di anni prima) a scopi didattici e informativi del mondo.

Archivio Luce

Continua la lettura di L’Istituto Luce, biografia visiva del nostro Paese

L’hit parade delle canzoni della Liberazione

di Maurizio Stefanini (linkiesta.it, 25 aprile 2024)

Bella ciao è di frequente oggetto di polemica in Italia ogni 25 aprile, come peraltro ogni cosa che riguarda la storiografia resistenziale e la sua inserzione nell’attualità politica: il caso Scurati non ne è che l’ultimissimo esempio. Da una parte, ne è stato proposto per legge uno status ufficiale, come inno da insegnare a scuola. Dall’altra, è stata contestata come strumento d’indottrinamento politico “comunista”.

Continua la lettura di L’hit parade delle canzoni della Liberazione

Come filmare la Shoah

di Martina Zigiotti (ilpost.it, 17 aprile 2024)

Quando ha ritirato l’Oscar come miglior film internazionale per La zona d’interesse, Jonathan Glazer ha detto che il suo film «serviva a riflettere non su quello che hanno fatto allora, ma su quello che stiamo facendo adesso». Immediatamente il film è passato in secondo piano e il suo discorso – artistico, politico e umano – è diventato virale ed è stato strumentalizzato e attaccato da più parti.

Continua la lettura di Come filmare la Shoah

La sterzata ego-populista di Giorgia Meloni alla prova delle Europee

di Mario Lavia (linkiesta.it, 29 aprile 2024)

«Vota Antonio vota Antonio vota Antonio…». Totò, in quel vecchio film, si era inventato una candidatura friendly, Antonio La Trippa diventava per il popolo semplicemente “Antonio”, e certo non poteva immaginare, quel genio, che la sua personale campagna elettorale sarebbe diventata un modello: eppure così è stato, tanti decenni dopo, quando nientedimeno che il capo (la capa) del governo si è rivolta agli “i-ta-liani!”, «Scrivete Giorgia sulla scheda» che rievoca almeno ai boomer Ho scritto t’amo sulla sabbia (Franco IV e Franco I, 1968).

Ph. Rishabh Dharmani / Unsplash

Continua la lettura di La sterzata ego-populista di Giorgia Meloni alla prova delle Europee

Catch and kill: scovare una notizia e poi “ucciderla”

(ilpost.it, 24 aprile 2024)

Nell’agosto del 2015 Donald Trump, che allora era principalmente un imprenditore newyorkese che si era fatto una certa fama anche grazie al programma tv The Apprentice, andò a un appuntamento alla Trump Tower, la più famosa tra le sue proprietà immobiliari, col suo avvocato personale Michael Cohen e David Pecker. Pecker era da tempo amico di Trump, e dal 1999 era l’editore di American Media, un conglomerato che pubblica decine di riviste dedicate al mondo dello sport e del bodybuilding, ma anche vari settimanali e giornali scandalistici tra cui un tabloid chiamato National Enquirer.

Ph. Mary Altaffer / File – Ap

Continua la lettura di Catch and kill: scovare una notizia e poi “ucciderla”

Iran: condannato a morte il rapper Toomaj Salehi

(adnkronos.com, 24 aprile 2024)

In Iran è stato condannato a morte il rapper Toomaj Salehi. «Purtroppo la Prima Sezione del Tribunale rivoluzionario di Isfahan gli ha inflitto una condanna alla pena di morte» ha denunciato l’avvocato Mostafa Nili, come riferisce Iran Wire. «Secondo gli esperti legali, questo verdetto presenta incongruenze significative». Il legale promette battaglia contro la sentenza. La notizia della condanna del rapper viene riportata anche dal giornale riformista Shargh, che cita l’avvocato Amir Raisian.

Ph. Robert Deyrail / Gamma-Rapho – Getty Images

Continua la lettura di Iran: condannato a morte il rapper Toomaj Salehi

I due film che in Libia conoscono tutti

(ilpost.it, 23 marzo 2024)

In Libia tutti hanno presenti due film: Il messaggio, del 1976, e Il leone del deserto, del 1980. La televisione li trasmette da decenni, in occasione di feste e celebrazioni ufficiali, e sono di gran lunga i film più amati e visti nel Paese. Ma non sono dei film come gli altri. Li finanziò l’allora presidente Muammar Gheddafi, e secondo il regista e produttore cinematografico libico Muhannad Lamin, che ha raccontato sul sito New Lines Magazine il loro ruolo centrale nella storia del suo Paese, sono oggi quello che in altri posti sono i film di Natale, come potrebbe essere in Italia Una poltrona per due.

Il messaggio (Al-risâlah)

Continua la lettura di I due film che in Libia conoscono tutti

La piaga dei pubblicitari woke che vogliono cambiare il mondo

di Rainer Zitelmann (linkiesta.it, 2 febbraio 2024)

David Ogilvy, il leggendario guru britannico della pubblicità (1911-1999), aveva un’idea molto chiara di come dovesse essere una buona pubblicità. La buona pubblicità, sottolineava ripetutamente, deve fare una cosa sopra ogni altra: vendere. Sembra una cosa ovvia, ma Ogilvy dovette lottare sempre più spesso contro un concetto diverso: i creativi, che vedevano la pubblicità soprattutto come intrattenimento. Per loro non era importante che i loro annunci portassero effettivamente alla vendita di un prodotto.

Ph. Oliviero Toscani / United Colors of Benetton

Continua la lettura di La piaga dei pubblicitari woke che vogliono cambiare il mondo